Daini di Classe, il piano di controllo è già vecchio: "Sono troppi e sono un pericolo"

I daini, ancora loro. Stavolta a mettere in guardia contro i problemi causati dalle centinaia di esemplari che si trovano alla pineta di Classe è la Prefettura di Ravenna con un documento – condiviso al termine di un incontro con le associazioni di agricoltori, le forze dell’ordine e gli enti locali – che sottolinea la necessità di intervenire al più presto. Tanto che il Parco del Delta promette di partire con l’aggiornamento del piano di controllo entro due settimane al massimo. In assenza di censimenti recenti ci si affida alle stime secondo quali negli ultimi anni il numero di esemplari sia raddoppiato, arrivando a 600 (erano 311 nel 2019). E l’organo territoriale del Governo non ha dubbi: «Il numero ormai fuori controllo dei daini mette in pericolo il patrimonio naturalistico, ambientale, agricolo e faunistico del territorio nonché la pubblica sicurezza». In particolare, come sottolineato dal rappresentante dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) al tavolo della Prefettura «sarebbe a rischio l’equilibrio faunistico di un ecosistema complesso qual è la pineta con i daini che essendo in sovrannumero rappresentano anche una seria minaccia per la sopravvivenza dei cervi, specie questa autoctona presente nel Bosco della Mesola». Ma, oltre all’aspetto della tutela ambientale, al prefetto sono stati rappresentati «gli ingenti danni alle colture agricole provocati dai daini che distruggono da anni campi di grano, coltivazioni orticole, erbacee e sementiere, nonché i seri problemi all’incolumità pubblica collegata alla sicurezza stradale». Nella sua relazione, approvata all’inizio dello scorso anno, la Regione contava 25 incidenti stradali denunciati tra il 2007 e il 2017 dovuti ai daini. «Al termine del confronto, l’ente Parco del Delta del Po, si è detto pronto ad attivare il Piano di controllo entro i prossimi 15 giorni». Il piano prevede la cattura e il trasferimento dei daini in un’altra zona, abbandonando gli abbattimenti che sono stati in passato oggetto di polemiche e di scontri con i cacciatori.

Qual piano è però giàda rivedere perché le sue indicazioni sono «superate per la dinamica di popolazione della specie». A dirlo è il direttore del Parco del Delta Massimiliano Costa che ha partecipato all’incontro in Prefettura in cui c’erano anche i vari portatori di interesse del tema: le associazioni agricole, la Regione Emilia-Romaga, la Polizia provinciale, i Carabinieri Forestali e l’Ambito territoriale di caccia. Il documento, mai attuato, si basava su un censimento del 2019 (quando c’erano 311 esemplari, il doppio rispetto a tre anni prima) mentre nel 2020 i capi non erano stati conteggiati a causa della pandemia. Le ultime stime ritengono ci sia stata una crescita fino a circa 600 esemplari. Quel piano non prevedeva l’abbattimento ma la cattura e il rilascio in un’area collinare emiliana. Riguardava, oltre a Lido di Classe, anche Lido di Volano. Il prefetto ha chiesto di aggiornare il piano, spiega Costa, «anche in base al parere dell’Ispra, nel più breve tempo possibile. Dopodiché bisognerà, per avviarlo, concordare con la Polizia provinciale e i Carabinieri forestali, che si sono già detti disponibili, le modalità operative di attuazione, e occorrerà individuare i coadiutore per la concreta realizzazione delle attività. Anche in questo caso, cercheremo di operare celermente e senza indugio». L’impegno preso è muoversi entro un paio di settimane per avere l’aggiornamento.

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