Non è purtroppo un mistero che l’offerta post universitaria italiana offra pochi stimoli, e così continua la fuga di cervelli, che trovano all’estero maggiori opportunità. La gambettolese Serena Sanulli, che oggi ha 37 anni, può essere presa come esempio di questa tendenza. Dopo la laurea, si è trasferita prima a Parigi e poi a San Francisco. E lì si è affermata come brillante ricercatrice presso l’università della California. Il campo in cui opera è uno dei più affascinanti e importanti della scienza: lo studio del funzionamento del genoma umano. Il respiro internazionale delle ricerche che conduce non le ha però fatto dimenticare le sue radici, rinvigorite da una lunga visita negli States che ha appena ricevuto da suo padre, l’ex sindaco Roberto Sanulli.
La giovane racconta da oltre Oceano il lavoro che sta facendo e la sua nuova vita.
L’Italia non offriva le opportunità che cercava?
La mia è stata soprattutto una scelta di vita, dettata dalla voglia di conoscere e approfondire i miei studi, facendo riferimento a culture diverse dalla mia. Senza nascondere che, chi ha intenzione di intraprendere la strada della ricerca, all’estero trova sicuramente più opportunità e maggiori finanziamenti.
Come sono stati gli anni in Francia e adesso negli Stati Uniti?
Molto stimolanti e anche molto impegnativi. L’aver conosciuto e frequentato tante persone provenienti da culture, esperienze e religioni diverse ha determinato un mio arricchimento culturale e personale. Ho avuto l’opportunità di frequentare ricercatori di alto livello, veri e propri luminari che hanno rappresentato un continuo stimolo e hanno contribuito a migliorare la mia formazione. Ho imparato anche cos’è una “vita da migrante”, senza gli abituali punti di riferimento personali e la famiglia in primo luogo. Ho costruito nuove relazioni grazie alla mia curiosità e alla mia determinazione. Un decisivo sostegno è arrivato dal mio compagno, che ho conosciuto durante l’esperienza parigina. Sono soddisfatta del percorso che ho compiuto in questi anni, anche se ho dovuto sperimentare che essere donna vuol dire moltiplicare le proprie forze per arrivare a ricoprire ruoli di responsabilità.
Quali sono stati i principali argomenti che ha affrontato come ricercatrice?
Il mio campo di studio riguarda la ricerca di base sui principi di funzionamento del genoma umano. Durante il dottorato, a Parigi, ho studiato il genoma nelle cellule staminali. Successivamente a San Francisco ho applicato alcuni principi fisici alla biologia per meglio definire l’architettura del genoma delle nostre cellule. Attualmente, con il mio gruppo di collaboratori, continuo in questo campo di ricerca; infatti sono ancora tante le incognite che circondano la struttura e la funzione del genoma umano, per cui serve indagare e ampliare le attuali conoscenze per trovare nuove cure per le malattie genetiche.
Oggi fa parte del Dipartimento di Genetica della Stanford University: è un punto d’arrivo? Quali sono i progetti che pensa di realizzare nel breve-medio periodo?
Lavorare alla Stanford University, a contatto con ricercatori di valore internazionale, è un risultato molto lusinghiero e rappresenta un approdo fondamentale del mio percorso di crescita, lo considero comunque un punto di partenza per raggiungere nuovi obiettivi che, per me, significa fare ricerca innovativa e all’avanguardia e allo stesso tempo contribuire a formare giovani ricercatori.
Il suo futuro lo vede negli Stati Uniti, o pensa, prima o poi, di ritornare in Europa?
Oggi, lavorare e vivere in California è ciò che mi appaga di più. Oltre agli stimoli e alle opportunità che mi offre il mio lavoro di ricercatrice ho trovato anche un Paese del quale mi sono innamorata, dove si vive bene ed è piacevole trascorrere il tempo libero, anche se è molto limitato dagli impegni lavorativi e familiari. Per il futuro non escludo nulla. Molto dipenderà dallo sviluppo del mio lavoro e dalle opportunità che sarò in grado di cogliere.