Salitomani di tutto il mondo unitevi: se le pianure vi annoiano, questo è il percorso che fa per voi

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Su e giù, giù e su. Per i salitomani, che in pianura si annoiano e si divertono solo quando la strada si impenna, questo giro sarà una sorta di luna park: percorso movimentato dal primo all’ultimo chilometro, salite e discese senza soluzione di continuità, pendenze per tutti i gusti. Si passa, infatti, da una valle all'altra, mettendo nel carniere ben 6 passi (Coralli, Monticino, monte Corno, valico della Collina, Valico della Busca e valico del Trebbio), con un dislivello da tappone appenninico a fronte di uno sviluppo chilometrico contenuto (114 km) e rimanendo nella fascia collinare fra faentino e forlivese.

Itinerario

Faenza – Villa Vezzano – Monticino – Brisighella – valico di Monte Corno o Casale – Modigliana – Lutirano – valico della Collina – Tredozio – valico della Busca – Rocca San Casciano – valico del Trebbio – Faenza. Distanza: 115 km.

Principali salite

Monticino (via Calbane): lunghezza 3,6 km; pendenza media 5% (6,5% nei primi 2 km), max 10%; dislivello 183 m

Valico di Monte Corno o Casale (490 m): lunghezza 8 km; pendenza media 5,3%, max 12,5%; dislivello 415 m

Valico della Collina (580 m): lunghezza 2,6 km; pendenza media 7,5%, max 10%; dislivello 200 m

Valico della Busca (699 m): lunghezza 6 km; pendenza media 6%, max 8%; dislivello 356 m

Valico del Trebbio (575 m): lunghezza 6,4 km: pendenza media 6%, max 11%; dislivello 385 m

Da Faenza verso Villa Vezzano

Lo start è proprio da Faenza in direzione Villa Vezzano, distante 16 km. Si prende, quindi, via Canal Grande e la si segue fino al parco Veniero Lombardi dove, alla rotonda con via Firenze, si svolta a destra, passando sotto la ferrovia, e si imbocca via Ospitalacci (Strada provinciale 66), che lambisce le prime colline alternando una serie di sali e scendi. All'altezza dell'incrocio con via Celle e via Casale, la strada piega a sinistra e inizia a salire dolcemente, in mezzo a campi coltivati. Poco dopo l'agriturismo Trerè (sulla sinistra) si scende in una valletta e si risale sul versante opposto, con uno strappetto impegnativo in corrispondenza dell'indicazione per il crossodromo Monte Coralli. Superato un tornante a sinistra, si raggiunge una sorta di altipiano e, con pendenze decisamente abbordabili, si guadagna un dosso da cui, in un paio di km, si scende nel fondovalle del Senio. Al termine della discesa, si svolta a sinistra (Strada provinciale 82) e si fa rotta su Villa Vezzano: prima si procede in falsopiano poi si affronta una lunga teoria di mangia e bevi sino all'ingresso nel piccolo borgo, risalente al 1296, culla della famiglia Naldi, discesa in Italia con l'imperatore Ottone III. Caratteristica è la chiesetta di San Giorgio in Vezzano mentre dell'antico castello, che sorgeva a picco sul torrente Sintria, rimangono oggi solo alcune tracce murarie. Con una piccola digressione, svoltando a sinistra dalla strada che attraversa il paese, si può, però, risalire, in 2,6 km, alla torre del Marino, unica testimonianza superstite di un più ampio complesso fortificato del XV secolo.

Si sale fino alla Vena del Gesso e Brisighella

Appena usciti da Villa Vezzano, ci si trova davanti una rotonda, si ignora la svolta a destra per Riolo Terme e si prosegue diritto, imboccando via Calbane (Strada provinciale 23) che segue il corso del torrente Sintria. Si affrontano alcuni sali e scendi poi, dopo un tratto in falsopiano, si scende nuovamente per affrontare la prima vera asperità del giro. Dopo la deviazione per Zattaglia, infatti, inizia la salita di via Calbane, breve (3,6 km) ma intensa, specie nei primi 2 km dove la pendenza media si attesta attorno al 6,5% e si scalano ben 7 tornanti. Dopo 500 m semplici (5%), ecco subito il segmento più complicato: fra primo e secondo tornante si viaggia costantemente in doppia cifra, poi la pendenza cala al 6,5-7,3% per alzarsi all’8% fra 4° e 6° tornante. A questo punto, si riporta fra 6,5-5,5% e vi resta fino al km 2,2, dove finalmente si può tirare il fiato. Man mano che si sale, la vista si apre da una parte sul monte Mauro e il monte Albano dall’altra sulle creste di calanchi che dividono le valli del Lamone, del Senio e del Sintra. Gli ultimi 1.600 m sono ondulati (3-4,8%) e conducono alla deviazione per Rontana e il parco del Carnè (a destra, da ignorare), superata la quale inizia la discesa, prima in leggero falsopiano (1,5 km) poi decisa e tortuosa fino a Brisighella (2 km). In questo tratto, si attraversa il parco della vena del gesso, di straordinaria importanza geologica e paleontologica, testimoniata dal ritrovamento, al suo interno, dei primi fossili di vertebrati vissuti in questi luoghi oltre 5 milioni di anni fa. Scendendo, si costeggiano anche due dei principali monumenti di Brisighella: il santuario della Madonna del Monticino, complesso architettonico del XVIII secolo, e la rocca, eretti su 2 dei 3 pinnacoli di gesso che sovrastano il borgo. Due chilometri prima del paese, infatti, si dirama la deviazione per il santuario che, immerso fra i cipressi, custodisce la Sacra immagine in terracotta della Madonna con Bambino, datata 1626. Poche centinaia di metri più in giù si passa sotto il castello, edificato nel 1310 dai Manfredi, signori di Faenza. La forma attuale, tuttavia, è dovuta ai Veneziani che dopo il breve interludio di Cesare Borgia, durato appena 3 anni, costruirono, fra 1503 e 1509, il maschio e 2 lati delle mura. Passata successivamente allo Stato pontificio, la rocca conserva ancora tutte le sue caratteristiche medioevali dai fori per il ponte levatoio ai beccatelli e alle caditoie fino alle feritoie e ai camminamenti sopra le mura. Di qui, attraverso una serie ravvicinata di tornanti si raggiunge in breve Brisighella, chicca medievale del '200 che può fregiarsi del titolo di uno dei borghi più belli d'Italia. Il centro merita senz'altro una visita, in particolare, l'antica via del borgo, nota come via degli asini, perché vi trovavano ricovero gli animali dei birocciai che qui abitavano. Si tratta di una strada coperta risalente al XII secolo, sopraelevata e illuminata da mezzi archi, che doveva servire come baluardo a difesa della retrostante cittadella medioevale. Al penultimo tornante della discesa, dunque, si può svoltare a sinistra in via delle Volte e avventurarsi nel borgo.

Al passo di monte Corno

Per riprendere il giro, invece, occorre prendere la Strada provinciale 302 in direzione Faenza e percorrerla per poco più di un chilometro. Al bivio con la Strada provinciale 56, si gira a destra in quest'ultima, si passa sotto la ferrovia e si scende fino a svoltare a destra nella Strada provinciale 49. Si segue un bel viale alberato che costeggia le terme, oggi in stato di abbandono, si supera il ponte sul Lamone e dopo qualche centinaio di metri inizia la salita al passo di monte Corno o Casale che collega la valle del Lamone a quella del Tramazzo/Marzeno. L'ascesa misura quasi 8 km, con una pendenza media del 5,3% addolcita da diversi tratti in falsopiano. La salita vera e propria coincide coi primi 5,2 km, dove si raggiungono punte del 12,5%. Poco dopo le terme, infatti, la strada si impenna, con uno strappo al 10% che termina in corrispondenza del primo tornante, superato il quale, la pendenza si abbassa notevolmente (5%) e si esce allo scoperto in mezzo ai campi. Il secondo km è quasi tutto in falsopiano poi inizia la parte più dura dell'ascesa, un chilometro e mezzo fra l'8-12,5% con la strada che si snoda sinuosa senza punti di riferimento né tornanti ad alleviare la fatica. Al km 1,8, infatti, ecco un’erta al 12,5% (picco massimo), quindi un breve tratto all'8% seguito di nuovo da uno al 12% e, dopo il secondo tornante della scalata, da uno al 9,7%. Sulla destra rifulge in tutta la sua bellezza Brisighella, con i 3 colli che dominano il borgo, ma la durezza della salita obbliga a restare concentrati sull’asfalto. Dopo il km 3, la pendenza, pur sempre impegnativa (7,7%), cala un po', quindi si abbassa ulteriormente (5%) per concedere una tregua al km 4, con un breve tratto al 3%. La carreggiata piega a destra e si torna a salire ma senza più difficoltà proibitive: fino al km 5 si viaggia intorno al 5,5%, poi si deve affrontare breve strappo al 7,7%, ultimo ruggito della salita. In corrispondenza di borgo Fregnano, infatti, antico insediamento medioevale oggi riconvertito in location per cerimonie ed eventi, il più può dirsi fatto. Gli ultimi 3 km sono in falsopiano con qualche segmento addirittura in contropendenza, a esclusione di un tratto al 5,8% dopo il terzo tornante (km 6,5) e uno al 7,7% a ridosso del valico (490 m), dove la vista si apre sulla valle del Tramazzo, sul monte Trebbio, sul monte Pratello e sul monte Chioda, spaziando fino al crinale appenninico. Di qui, ci si tuffa nella ripida discesa di 4 km verso Modigliana.

Tra i boschi di castagni per Tredozio

Al termine, anziché dirigersi a sinistra verso il paese, si gira a destra in via Marradese, facendo rotta su Lutirano. Sono 13 i km da percorrere: il primo tratto è caratterizzato da una serie di facili mangia e bevi, poi si risale il fondovalle del torrente Valle, affluente del Tramazzo, sconfinando in Toscana, nel Comune di Marradi, circondati da una natura rigogliosa e incontaminata, con fitti boschi di castagni e traffico praticamente assente. Le pendenze sono sempre tranquille fino ad Abeto dove si deve affrontare un muro di 800 m al 16%. Superata questa asperità si raggiunge senza problemi Lutirano, piccola località appenninica da cui parte la terza salita del giro, quella al valico della Collina. I chilometri sono appena 2,6 ma in due punti si raggiungono punte del 10% (km 0,5 e 1,5), e la pendenza media è più che rispettabile (7,5%). Nei primi 1.200 m si viaggia fra il 7,5 e il 10%, quindi si rifiata brevemente al 5% per affrontare il secondo troncone tutto all'8-10%, con la pendenza che molla solo a ridosso dello scollinamento (580 m). Cinque i tornanti che scandiscono la scalata, prima all'aperto, con scorci su Lutirano, poi in una fitta foresta di abeti. Dal valico, poco prima del quale si torna in Romagna, una picchiata di 2,2 km conduce a Tredozio (Strada provinciale 34), località della valle del Tramazzo immersa nel parco nazionale delle foreste casentinesi. Famoso per il palio dell'uovo, che si svolge in occasione della Pasqua, nell'antico borgo si possono ammirare anche bei palazzi del '6-'700, fra cui spicca Palazzo Fantini.

Al valico della Busca

Giunti in paese (343 m), si attraversa il ponte sul Tramazzo e si imbocca la Strada provinciale 22, attaccando subito la quarta salita, quella al valico della Busca (699 m), che mette in comunicazione la valle del Tramazzo con la valle del Montone. Rispetto alla precedente è più lunga (6 km), ma decisamente più semplice, come conferma la pendenza media, intorno al 6%, frutto di un’inclinazione costante, senza strappi. Fanno eccezione solo i primi 500 m, al 7%, con una punta dell’8%, poi non si supera mai il 6,7%. I primi 2,3 km sono scanditi da ben 6 tornanti, che agevolano non poco la scalata, con un tratto in piano (2,6%) proprio prima del 6° tornante, quindi, la strada prosegue più regolare che mai (5,8-6,6%) sin quasi alla vetta, prima della quale si affrontano altri 3 tornanti. Durante l’ascesa si attraversano ora campi coltivati e pascoli ora boschetti, mentre il panorama rimane chiuso dalle colline circostanti sino alla cima. Una volta qui, ci si può rifocillare al Ristorante Albergo Monte Busca, sulla destra, poi si riprende il giro svoltando a sinistra in via Monte Busca che in un km caratterizzato da sali scendi conduce in cima a monte Sacco, a cavallo fra valle del Montone e del Tramazzo, con splendida vista a 360 gradi. Di qui ci si tuffa in un toboga di un chilometro che termina in una selletta: risalendo sul lato opposto si può effettuare una veloce deviazione per ammirare la chiesetta medioevale di Santa Maria in Castello, risalente al 1191, costruita a 678 m di quota sulla sommità del crinale fra Tredozio e Portico, sui resti di un antico castello, il Castrum Collinae.

Rocca San Casciano e il passo del Trebbio

Svoltando a destra, invece, si prende via Rocchigiana che in poco più di 9 km permette di raggiungere il fondovalle del Montone, in località Casanova, alle porte di Rocca San Casciano. I primi 2,5 km di discesa sono piuttosto tecnici, poi si affronta un lungo e tortuoso falsopiano inframmezzato da diversi mangia e bevi, con la strada che riprende all’ingiù solo in prossimità dello sbocco sulla strada statale 67 tosco-romagnola. Qui si gira a sinistra e si attraversa Rocca San Casciano, nota per la Festa del Falò, manifestazione che si celebra in primavera lungo le sponde del Montone, dove vengono costruiti e accesi giganteschi falò circondati da un suggestivo spettacolo pirotecnico. Da vedere, la caratteristica piazza Garibaldi, una delle poche piazze triangolari d’Italia, cinta da bassi portici con colonne di pietra forgiata a scalpello, su cui si affacciano numerosi palazzi cinque-seicenteschi. Da Rocca, in circa 7 km, si scende a Casone (159 m), in corrispondenza del quale si abbandona la strada statale 67 per girare a sinistra nella strada provinciale 21 (indicazioni Modigliana) e affrontare l’ultima scalata, al passo del Trebbio. Pur senza presentare le insidie del più celebre versante di Modigliana, l’ascesa da questo lato non è comunque da sottovalutare. Si tratta di una salita di media lunghezza (6,4 km) con una pendenza media del 6% ma punte dell’11%. La sua peculiarità è una marcata irregolarità, che impedisce di prendere un ritmo e mantenerlo fino in vetta. La salita si può dividere, infatti, in 3 tronconi, inframmezzati da due tratti in falsopiano e addirittura in contropendenza. Il primo segmento, di 2 km, è bello tosto: la strada sale subito decisa con un lungo rettilineo poco sotto l’8% seguito da una rasoiata al 10% che immette nel primo di 2 tornanti ravvicinati, dopo i quali si deve affrontare una rampa di 800 m al 9%. Al km 1,5 la pendenza molla un po’ (6%), per crollare al km 2 (4%). Superato il terzo tornante, ecco, infatti, un km facile facile in cui riprendere fiato in vista del secondo troncone impegnativo, che inizia al km 3 quando la strada, che si insinua in una valle laterale, alternando una serie infinita di curve e controcurve in mezzo a radi boschetti, torna a impennarsi per 800 m tutti al 9%. La fine delle ostilità è segnalata dal quarto tornante, a destra, che immette in un tratto ondulato di 1,5 km. Si arriva così al km 5,5: il passo è in vista, ma bisogna superare ancora quasi 100 m di dislivello, in poco meno di un km, ripidissimo. Fra gli ultimi 2 tornanti della scalata si tocca la punta massima dell’11%, poi si prosegue al 9% fino al passo, dove è d'obbligo una sosta al monumento al ciclista. A questo punto, si prosegue ancora per qualche centinaio di metri sulla Strada provinciale 21, quindi si svolta a destra nella Strada provinciale 81, si affronta un breve strappetto e si intraprende la lunga planata (22 km) su Faenza. Fino al monte Cappellaccio, si procede su un crinale, con qualche mangia e bevi, poi la discesa si fa più ripida conducendo nella valle del torrente Samoggia. Di qui, ancora sali e scendi fino a Santa Lucia delle Spianate (Strada provinciale 73), da dove in 4 km, gli unici pianeggianti del giro, si fa, infine, ritorno a Faenza.

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