Da collezionista di Cesena macchine da scrivere per mostre e Tv

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Negli ultimi due anni ha messo a disposizione le proprie macchine per scrivere per due fiction andate in onda sulla Rai e in questo momento alcuni suoi pezzi sono esposti in musei, a Torino e in provincia di Bolzano, a Parcines.

Cristiano Riciputi, giornalista di professione, da 10 anni è collezionista di questi strumenti che oggi sono solo pezzi d’antiquariato ma hanno scritto, nel vero senso del termine, la storia.

«Ho iniziato quasi per gioco e oggi ne possiedo poco meno di un centinaio - esordisce Riciputi - Quello che conta però non è il numero di macchine ma, secondo me, la rarità di queste. Ad esempio in Italia vi sono tantissimi collezionisti di sole Olivetti che accumulano centinaia e centinaia di esemplari di modelli molto recenti: non è questo il collezionismo come lo intendo io. Per me occorre fare ricerca, ottenere i pezzi più rari di livello mondiale ricercati dai più grandi collezionisti, e costruire la storia da metà dell’800 in avanti. Ad esempio, della Olivetti sono particolarmente attratto dalla M1, il primo modello, meno da quelle più comuni dagli anni ‘30 in avanti».

Nelle scorse settimane è andata in onda su Raiuno la replica del film “La concessione del telefono” tratta da un romanzo di Camilleri. Le macchine, alcune delle quali piuttosto rare, sono state fornite da Riciputi e dal collezionista piemontese Domenico Scarzello, direttore del Museo della scrittura meccanica di Bra (Cuneo). Altre macchine partite da Cesena erano arrivate sul set della fiction su Enrico Piaggio, anche questa trasmessa dalla Rai.

La scrittura meccanica è nata nel 1873 con la produzione in serie della Sholes&Glidden, macchina statunitense che, si sospetta, abbia copiato un brevetto dell’italiano Giuseppe Ravizza. Per dare il giusto inquadramento storico, la Olivetti costruì il primo modello circa 40 anni dopo, nel 1911 grazie ai viaggi in America del fondatore Camillo Olivetti. «Le macchine storicamente più interessanti - aggiunge Riciputi - sono statunitensi, insieme a quelle inglesi e tedesche. Ma non manca neppure qualche perla italiana: ad esempio la Taurus ha due primati, vale a dire essere la più piccola mai costruita ed è anche la prima italiana, essendo stata realizzata nel 1908 a Milano. Ne sono conosciuti solo 13 esemplari e io ho la fortuna di possederne uno. Poi ve ne sono altre italiane ancor più rare come la Minerva e la Fontana Baby».

Fra gli aneddoti che gli sono accaduti, Riciputi riporta che nel 2016 è andato di persona a New York a ritirare una macchina rarissima, la Chicago 3, presso un collezionista americano. Inoltre va orgoglioso di “un altro pezzo davvero unico, la Crandall New Model, considerata in maniera unanime la macchina per scrivere più bella del mondo».

Ha all’attivo numerose mostre organizzate sia nel localmente (Sarsina 2013, Cesenatico 2016, Cesena 2017 e 2018) che in svariate città italiane fra cui Bologna (2018), Carrù (Cuneo, 2016) e Fano (2019). Insieme a Scarzello ha scritto un libro sulla storia delle macchine per scrivere: un tomo di 300 pagine che ripercorre le tappe salienti dell’invenzione e degli inventori.

Non manca un sogno nel cassetto.

«Riuscire ad ottenere una Sholes&Glidden, della serie più rara, finemente decorata e con meccanica originale, sarebbe davvero il massimo, ma gli esemplari esistenti non arrivano a 30 in tutto il mondo. Ma al momento mi “accontento” di quanto ho raggiunto finora. Intanto continuo a imparare e a documentarmi: servono molto tempo, passione e ricerca».

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