Da Bertelli a Cattelan e Schifano in mostra a Cervia

Il collezionismo d’arte, di origini antichissime, non è una pratica facile, nel ritmo frenetico del mondo attuale, dove gli statuti valutativi dell’arte cambiano continuamente. Dino Formaggio parla addirittura di «prostituzione delle forme», allo scopo di adeguarsi alle novità di rapido consumo ed esigenze del mercato. È sempre più arduo, insomma, individuare i “grani d’oro” nella sabbiosa ganga del tumultuoso fiume della produzione artistica, sia come valore estetico, che come investimento.

La mostra Le passioni dei collezionisti: da Bertelli a Cattelan (ai Magazzini del Sale, a Cervia, fino al 20 agosto; l’esaustivo catalogo è sotto l’egida della Cna) a cura di Claudio Spadoni, è un florilegio di scelte azzeccate, nonché una spettacolare serie di opere che contrassegna gran parte delle stazioni più importanti nel lungo e diramato percorso dell’arte che va dalla fine dell’Ottocento a oggi. È come addentrarsi in una giungla di temi, immagini e suggestioni diverse, dove il trait d’union, oltre alla fascia temporale, è l’alto valore artistico, storico ed economico dei lavori in oggetto: per la cronaca, i collezionisti sono quattro, tutti emiliano-romagnoli.

La rassegna, fra l’altro, offre l’opportunità di vedere opere importanti e sconosciute al pubblico. Nell’impossibilità di parlare distintamente dei 70 autori esposti, si può solo fare qualche accenno rigorosamente casuale. Apprezzabile è l’eleganza e la delicatezza con cui Luigi Bertelli esprime il suo amore per la campagna e la natura, con gustosi richiami ai grandi paesisti francesi. Altra cosa è la lussureggiante natura di Pompilio Mandelli, ai confini dell’astrazione. Carla Accardi (come pure Turcato, Tancredi, Perilli…) evidenzia una sorta di arte semiotica, ovvero un astrattismo dove il significato non è più cercato nella relazione tra i segni e le cose, ma nella correlazione dei segni tra di loro.

Significativo il quadro di Schifano, i cui più tipici lavori indagano, per così dire, un’ontologia dell’attimo fuggente. Interessante pure Sol LeWitt, che sembra alla ricerca di una pura dimensione mentale, di un punto di incontro fra arte, logica matematica e strutturalismo linguistico. Nella scultura di Giosetta Fioroni le figure, variamente commiste tra di loro, sembrano mosse da leggi insondabili, che concorrono a costituire un enigma.

Intriganti i lavori di Cattelan, che reinventa gli oggetti di uso comune, immettendoli in una nuova rete di significati, intrisa d’ironia. Per non parlare di Hartung, Jenkins, Tal-Coat, Stamos, Pistoletto, Vasarely, Baj, Rauschenberg e tantissimi altri. In sintesi, un caleidoscopio di invenzioni e visioni del mondo; come ha detto Klee, con parole famose: «L’arte non rappresenta il visibile, ma rende visibile l’invisibile».

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