Walter Albini, il genio eclettico del made in Italy

Cultura
  • 25 novembre 2024

di Enrico Maria Albamonte

È ampiamente documentata l’influenza che l’art déco e il generale il mondo delle arti hanno esercitato sulla figura di Walter Albini (1941-1983), formidabile illustratore e colto conoscitore di ogni forma espressiva riconducibile all’estetica figurativa mainstream, dal design alla fotografia, dal teatro al cinema, fino alla musica e la pittura, prima ancora che “stilista” nell’accezione moderna del termine. Pare infatti che l’oracolo della moda italiana Anna Piaggi avesse coniato questo epiteto proprio per definirne questo genio eclettico.

Fino al 30 novembre il Museo del Tessuto di Prato dedica al designer, noto negli annali come apripista del prȇt-à-porter italiano, l’esposizione monografica “Walter Albini, il talento, lo stilista” curata da Daniela Degl’innocenti e dalla illustre storica della moda Enrica Morini che hanno anche coordinato il bel catalogo edito da Skira.

Per Albini la moda era anzitutto cultura con la C maiuscola, e quindi una manifestazione creativa trasversale con addentellati a ogni forma di creatività legata al disegno, dalla moda all’arredo, oltre che una visione grafica molto precisa della progettazione applicata all’abito, al gioiello, al tessuto, ai mobili e agli accessori. L’esposizione, la più ricca e completa mai realizzata finora nel nostro paese su questo audace e raffinatissimo esteta dandy, riunisce oltre 1700 oggetti e reperti fra abiti, foto, gioielli ma soprattutto schizzi e materiali grafici, un corpus ideale per esplorare l’estensione e le dimensioni del fenomeno Albini, scandaloso pioniere della saldatura fra alto artigianato e produzione di massa così feconda di conseguenza per l’evoluzione delle arti applicate dall’Italia al resto del mondo. Il collegamento fra Albini e l’universo delle arti affonda radici profonde nella sua parabola professionale e biografica. Non molti sanno infatti che la formazione di questo primo “stilista” lombardo si sviluppò negli anni ’50 in un alveo prettamente artistico.

Gualtiero Angelo Albini, questo il vero nome del creatore di moda, frequentò i corsi triennali dell’Istituto statale d’Arte per il disegno di Moda e Costume di Torino fondato e diretto fino agli anni ’70 da Italo Cremona, pittore, sceneggiatore, cineasta e illustre animatore della scena artistico-culturale torinese. Nel piano di studi del liceo torinese figuravano soprattutto discipline come storia dell’arte, scultura e disegno dal vero, tutte perfettamente in linea con la vocazione artistica di questo enfant prodige ossessionato dal disegno.

Negli anni a venire, parallelamente alla sua ascesa professionale fra Milano e Firenze grazie alla sua prolifica attività di progettista di moda e illustratore per griffe di spicco come Krizia, Callaghan, Cadette e Basile e mentore di un giovane ma già brillante Gianfranco Ferré, Albini manifestò la sua vena postmodernista attraverso una serie di collezioni in cui emulava, ma senza troppa stucchevole nostalgia, le intuizioni dell’Art Déco degli anni ’20 e ’30 perché secondo lui aveva rappresentato l’acme della bellezza e del glamour nonché il periodo forse più rivoluzionario del Novecento. Lo documentano i reperti grafici in mostra che valorizzano il talento dello stilista nel disegno artistico che rimanda alla lezione di Erté, Paul Iribe e Georges Lepape molto legati a Paul Poiret che Albini venerava.

E scorrendo fra gli omaggi dei suoi vibranti tessuti al futurismo come in certe fantasie pittoriche del 1975, frutto anche della scoperta della collezione d’arte del marito di Krizia, si arriva anche al citazionismo della filmografia di Michelangelo Antonioni che si può cogliere in certi scatti del 1976 in cui Alfa Castaldi si ispirò a ‘Deserto Rosso’, e infine alla collaborazione con Luca Ronconi. Non vide mai la luce purtroppo lo spettacolo “Latina”, thriller sudamericano che avrebbe dovuto debuttare nel 1982: i magnifici costumi esotici per la pièce sono però il poetico testamento di Albini.

Fino al 30 novembre a Prato. Info e prenotazioni 0574 611503 oppure info@museodeltessuto.it.

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