Verucchio celebra l'eroe di Porta Pia

Cultura

Il Comune di Verucchio celebra Andrea Alarico Ripa, eroe di porta Pia, a 150 dal sacrificio al comando del Bersaglieri nella storica Breccia. Venerdì 16 ottobre l’omaggio in municipio (e in diretta Facebook) con lo storico Andrea Montemaggi e il notaio Stefano Piva, discendente della vittima dell’atto simbolo del Risorgimento italiano, a cui è dedicato anche il ponte sull’Ausa a Rimini, davanti all’arco d’Augusto.

A 150 anni da uno degli episodi che hanno segnato la storia del nostro Paese, il Comune di Verucchio celebra il suo eroe di Porta Pia, cui è intitolato il panoramico Belvedere del capoluogo. Lo fa nell’ambito della rassegna “Storie per tè” della Festa della Storia 2020, sei momenti pensati per omaggiare altrettanti personaggi o eventi in occasione di importanti anniversari che hanno già visto martedì una lettura ad alta voce nel centenario della nascita di Gianni Rodari.

All’appuntamento di oggi viene riservata la sala consiliare del municipio: l’evento, a ingresso gratuito disciplinato secondo le normative Covid (prenotazione consigliata allo 0541 679327 o scrivendo a turismo@comune.verucchio.rn.it), è in programma dalle 20.30 e la figura del capitano dei Bersaglieri vittima della presa di Roma che fu l’atto culminante del Risorgimento, sarà tracciata dalla sindaca Stefania Sabba, dalla referente dell’Archivio Storico e della biblioteca Don Milani Lisetta Bernardi, dal docente e storico del Risorgimento Andrea Montemaggi e dal notaio Stefano Ripa, discendente dell’eroe locale.

La serata trasmessa in streaming sulla pagina Facebook del Comune di Verucchio.

Il sacrificio del capitano Ripa

Andrea Alarico Ripa nacque a Verucchio il 5 settembre 1841 dal padre Luigi e dalla madre Virginia Ugolini. Luigi Ripa viene più volte incarcerato e alla fine deve andarsene in esilio a Torino. Il figlio lo raggiunge nel 1857. Quando due anni dopo scoppia la seconda guerra d’indipendenza, nonostante i suoi 17 anni, riesce a farsi arruolare in fanteria con il grado di sergente. Il 9 settembre 1860 è sottotenente e torna in Romagna con le truppe che invadono lo stato pontificio. Combatte a Castelfidardo, Macerone, Capua e partecipa agli assedi di Ancona, Gaeta e Messina guadagnandosi diverse menzioni d’onore. Al termine della campagna viene promosso luogotenente.

Nel 1864 realizza il suo sogno di far parte dei Bersaglieri, ma nel 1866 allo scoppio della terza guerra d’indipendenza la promozione a capitano lo riporta in Fanteria, nei cui reparti combatte a Custoza. Viene quindi ricollocato nei Bersaglieri e mandato a reprimere i briganti in Abruzzo.

In quella mattinata del 20 settembre 1870 che segnò la fine del millenario potere papale e fece di Roma la capitale d’Italia, il capitano Ripa è al comando del 12° Battaglione Bersaglieri e – come scriverà lui stesso alla madre – uno zuavo gli spara a bruciapelo con il suo Remington a una gamba, spezzandogli tibia e perone. Una brutta ferita per cui fu ricoverato all’ospedale di Santo Spirito. Al suo capezzale giunsero da Verucchio i genitori, ma quando dopo un mesetto pareva guarito, sopraggiunsero purtroppo la febbre e la cancrena e dopo tre giorni di penosa, straziante agonia fra le braccia del padre, della madre e di un fido amico, spirò il 29 ottobre invocando l’Italia.

Secondo i giornali del tempo, al corteo funebre che lo trasportò da Santo Spirito al cimitero del Verano concorsero ben 18 mila persone.

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