Una prospettiva decolonizzante al Mar con Victor Fotso Nyie / GALLERY

Cultura
  • 27 febbraio 2025

«Continua il percorso del Museo d’arte della città di Ravenna volto all’esplorazione di nuove forme di fruizione dell’opera d’arte – afferma il sindaco facente funzioni del Comune di Ravenna Fabio Sbaraglia –. Con il secondo appuntamento del progetto Spazio neutro, la Arts and New Media Room del Mar rilancia la sua funzione di spazio votato all’innovazione, alla sperimentazione e al coinvolgimento dei linguaggi del contemporaneo nella programmazione del museo» Il progetto, ideato e diretto da Giorgia Salerno, vedrà la presenza di artisti contemporanei chiamati a ripensare la propria opera in relazione allo spazio e fornendo al pubblico un modo alternativo di vivere l’opera e abitare pienamente l’ambiente.

Il museo, per convenzione, richiede una certa distanza dall’opera, compostezza formale, silenzio. La visione di una collezione in un museo è sempre dettata da principi museologici e museografici e che in questo spazio, neutro, vengono ribaltati, cercando di modificare la relazione con le opere lì installate.

Dopo il primo progetto che ha ospitato un’installazione immersiva parietale dell’artista Diego Miguel Mirabella, il secondo progetto prevede la presenza di Victor Fotso Nyie.

L’artista indaga il tema dell’identità attraverso la rilettura delle tradizioni e simbologie africane. Il titolo del progetto “Io sono l’altro” nasce dalla volontà di porre una riflessione sul concetto di alterità e dalla necessità di interrogarsi su ciò che si osserva e si apprende in un museo. L’artista utilizza l’argilla e la ritrattistica come processo conoscitivo delle proprie origini e come mezzo per una riappropriazione culturale che intreccia memorie collettive, storie e forme antiche ad un linguaggio personale e contemporaneo.

La scultura esposta, Re-connexion, ritrae lo stesso artista, dal cui capo prendono vita figure antropomorfe: idoli e manufatti africani che risplendono al loro interno di una patina dorata che trascende la materialità terrena della terracotta, per evocare una dimensione divina ed eterea.

Un progetto che si propone anche attraverso una prospettiva decolonizzante, un invito al pubblico a riflettere sulla relazione tra individui, di uguali o diverse culture, e su come il nostro sguardo e la nostra esperienza accompagnano e completano la conoscenza e la comprensione dell’altro, proprio perché tutti noi siamo l’altro.

L’installazione si aggiunge a un’altra opera di Nyie, Rêve lucide, esposta all’interno della mostra “Il genio vagante. Negri, Gessi e Matteucci: storie di viaggiatori tra Seicento e Ottocento” alla Biblioteca Classense di Ravenna, realizzata in collaborazione con il Museo delle Civiltà di Roma.

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