Storia di Rimini. Il metodo “scientifico” del nuoto a secco
Nel rievocare i primi passi nel mondo dell’atletismo di Romeo Neri (si veda Il Corriere Romagna di martedì 4 giugno 2019) abbiamo accennato al nuoto riminese che, grazie alle sue straordinarie imprese dei primi anni Venti, irruppe nella cronaca dei giornali locali suscitando “ondate” di entusiasmo. In questa disciplina un altro personaggio merita un richiamo, non per i successi di gara ottenuti – inesistenti –, ma per aver concepito un metodo per l’insegnamento del nuoto molto originale. Anche se un po’ strampalato. Prima, tuttavia, di prendere in considerazione la singolare “pensata” – definita dal suo ideatore «scientifica e infallibile» –, consentitemi di gettare uno sguardo, seppure fugace, sugli inizi del nuoto moderno, ben sapendo che la sua origine si perde nella notte dei tempi.
Alle origini del nuoto
Sembra che la prima piscina adibita per le attività natatorie sia stata inaugurata nel 1800 a Francoforte sul Meno. Da allora le «pratiche acquatiche» cominciano a diffondersi a macchia d’olio nelle accademie militari tedesche e nei club inglesi fino a divenire, con il passare dei decenni, un’espressione ricreativa e agonistica per tutti. In Italia, il nuoto, per lungo tempo trascurato, acquista interesse con il propagarsi dei bagni di mare nella loro espressione di “cura marina”.
Chiarisco il concetto in poche parole. Sulla scia di questa «rivoluzionaria concezione salutista», sostenuta da medici e igienisti, spuntano lungo i litorali gli stabilimenti balneari e idroterapici. Tali strutture dispongono in prossimità della riva di suggestive “piattaforme” di legno corredate di “camerini”, minuscoli spogliatoi, che permettono a uomini e donne – opportunamente separati – di scendere in acqua agganciati a delle funi.
Durante il bagno – che segue precise norme di immersione e di permanenza – si è guardati a vista da “assistenti di salvataggio” a bordo di piccole imbarcazioni. Con l’arrivo sempre più massiccio di gente dedita a queste «pratiche igieniche», il bagno comincia a essere effettuato anche fuori dalle “piattaforme”, in zone libere e prive di adeguata sorveglianza. A questo punto il destreggiarsi tra le onde diviene una necessità, che stimola le più disparate e disinvolte iniziative atte a insegnare i rudimenti del nuoto.
A Rimini il pioniere fu Zaghi
A Rimini il primo a interessarsi di queste metodiche è Pompeo Zaghi. Nell’estate del 1893, questo pioniere dell’ars natandi, apre una curiosa “scuola di nuoto” per «fanciulli, giovani ed adulti» nella palestra di via Cairoli. Convinto che i pochi movimenti basilari per muoversi in acqua si possano imparare anche su di una panca o su di un tavolo, insegna tutti i giorni – dalle 12 alle 14 – il «nuoto a secco». L’estrosa trovata che, a detta del suo ideatore, garantisce dopo poche lezioni di «esercizi preliminari fuori dall’acqua» di «entrare nel mare come sicuri nuotatori», è messa in risalto e addirittura sostenuta dal settimanale Italia del 15 luglio 1893. Nel promuovere l’iniziativa il periodico, pienamente convinto che di Pompeo Zaghi ci si possa fidare, esorta i lettori a sperimentarla. Una sorta di invito a “provare per credere”. Del resto sull’autorevolezza del personaggio e sulla sua competenza in materia di atletismo non ci sono dubbi: non solo è il primo “docente” di educazione fisica della città – dal 1878 insegna ginnastica nelle scuole municipali riminesi –, ma è anche un qualificato animatore di questa disciplina: a lui si devono la realizzazione della palestra di via Cairoli e la formazione della prima squadra locale di attrezzistica. Zaghi è talmente esperto in attività motorie che insieme con il dottor Vincenzo Serra tiene su questa disciplina, a partire dal 1880, corsi di aggiornamento ai maestri delle scuole elementari. Inoltre, dal novembre del 1884 al marzo del 1885, dà lezioni di «tonificazione delle membra» ai futuri «artieri del servizio volontario antincendio di Rimini».
Comandante dei pompieri
E a proposito di pompieri, il 7 aprile 1885 Zaghi entra a far parte di questa compagine di coraggiosi con il grado di «sottocomandante», titolo che sarà in seguito sostituito con quello di «tenente». Con tale ruolo ha la responsabilità dell’organizzazione e della condizione atletica della compagnia. Nel maggio del 1888, con le dimissioni del comandante del corpo – l’ingegnere capo del Comune Ferdinando Mascanzoni –, Zaghi assume il comando dei pompieri. Per la perizia che dimostra nel servizio e «per le cure assidue che vi dedica» riceve dai rappresentanti del Municipio e dalla stampa continui elogi e apprezzamenti. Pompeo Zaghi, lascerà l’insegnamento scolastico e la brigata delle «guardie fuoco» nel settembre del 1908 (M. Masini, Anni di fuoco. I pompieri di Rimini dall’Unità d’Italia alla legge del 1941, Panozzo, 2003).
E il «nuoto a secco»? Dopo l’exploit iniziale, di questo metodo – propagandato per i suoi risultati «scientifici» –, si perdono le tracce; ignorato dalla stampa, dai manuali di tecnica e metodologia dello sport e dagli aspiranti nuotatori. Un merito tuttavia glielo dobbiamo riconoscere: ha calamitato la nostra attenzione e ci ha dato l’opportunità di ricordare con queste brevi note il suo inventore e la parte, non di poco conto, che ebbe (e che in seguito approfondiremo) nella città negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento.