«Serve uno spazio culturale in cui si possa pensare la complessità dell’esperienza femminile». Maura Gancitano giovedì ospite a “Biglietti agli amici“

RIMINI. La voce che unisce: Maura Gancitano e il potere della filosofia, della musica e della cultura per un mondo più inclusivo.
É un viaggio speciale tra parole, note e idee, quello che si terrà il 19 giugno alle 22, nella suggestiva Piazza sull’Acqua di Rimini, al ponte di Tiberio, intitolato: “La voce e il senso”, all’interno della quinta edizione della rassegna Biglietti agli amici, ideata da Marco Missiroli. Un incontro che vede protagonisti il cantautore Niccolò Fabi, il filosofo Andrea Colamedici e Maura Gancitano, filosofa, fondatrice del progetto Tlon e ideatrice della Festa della Filosofia.
Per l’occasione incontriamo quest’ultima mentre è in viaggio per chiederle, come, alla luce dei temi portanti di cui tratterà l’evento: la perdita, il tempo, la trasformazione e la responsabilità individuale, la filosofia possa venirci in soccorso per affrontare le sfide della vita di tutti i giorni.
«La filosofia oggi può aiutarci a generare una bussola interiore in un tempo confuso e complesso. Oggi sono saltati i punti di riferimento e trovare una direzione è estremamente arduo per chiunque. Esercitarsi a pensare, a discernere, a praticare il pensiero critico ci aiuta a custodire un “senso del senso”, un motivo per cui continuare a studiare, a cercare, a imparare, a conoscere».
Perché il dialogo con un artista come Fabi, che usa la musica per esprimere questi concetti, è così prezioso?
«Niccolò Fabi è un artigiano della parola, un poeta capace di usare la musica come veicolo di concetti complessi, attraverso sonorità raffinatissime e l’uso magistrale della voce».
Parlerete del ruolo della voce, intesa sia come espressione artistica che come capacità di farsi sentire nella società, per ascoltare gli altri e prendersene cura. In un mondo che sembra sempre più diviso, quanto è importante riscoprire una voce che unisca, e cosa possiamo fare per migliorarci in questo?
«Una delle peculiarità di Fabi è quella di spingersi con la voce sempre al limite della sua capacità, senza mai sbordare. Si mette a rischio ogni volta, si offre, dona il suo tentativo al pubblico, ma senza farne mai un’ostentazione. È questo il segreto della voce che può unire, che può dare un senso comune e farsi carico delle diversità, della molteplicità di ciascuno: farsi ponte, mettersi a nudo, al servizio, senza svilirsi e senza esaltarsi troppo. Raccontarsi per quel che si è, aprendo lo sguardo alla meraviglia dell’altro, al suo mistero».
Lei sa rendere la filosofia vicina a tutti, collegandola alla vita reale. Quanto sono importanti eventi come “Biglietti agli amici”, che uniscono diverse forme di pensiero e arte, per spingere il pubblico a riflettere e a partecipare di più alla vita civile? E cosa si aspetta da questo dialogo con Niccolò Fabi? Lo conosceva già personalmente?
«“Biglietti agli amici” è un evento fondamentale perché è un vero e proprio rito laico collettivo, in cui si unisce l’approfondimento con l’intrattenimento e si genera un’educazione civica cittadina, improntata sulla cultura, sull’arte, sulla bellezza e sulla leggerezza. Con Niccolò Fabi abbiamo collaborato spesso. A unire me e Andrea e lui, in particolare, c’è un podcast che abbiamo condotto insieme, in cui abbiamo ripercorso filosoficamente tutta la sua opera musicale. Si chiama Meno per meno. Niccolò Fabi e Tlon in conversazione: sono dieci puntate, disponibili su RaiPlaySound, che è stato un enorme piacere registrare».
Maura, quali pensa siano le sfide più urgenti che le donne devono affrontare nel contesto sociale attuale, e come la cultura può contribuire a promuovere un cambiamento positivo?
«Le sfide riguardano la possibilità di autodeterminarsi, di non essere ridotte a ruoli sociali o biologici, di esprimersi anche nei contesti in cui le voci femminili sono ancora marginali o silenziate e di essere libere dal punto di vista economico, psicologico, lavorativo e personale. La cultura può e deve essere uno spazio di possibilità, un terreno in cui immaginare altri modi di vivere, altri modelli, altre storie. Non solo rappresentazione, ma trasformazione. Serve uno spazio culturale in cui si possa pensare la complessità dell’esperienza femminile, che non è unica, ma è molteplice».
In che modo il lavoro della casa editrice Tlon si impegna a valorizzare le voci femminili e a sostenere la riflessione sulla condizione femminile, e quale ruolo pensa debba avere la letteratura e la cultura in questo percorso?
«Con Tlon lavoriamo da anni per mettere al centro narrazioni alternative a quelle dominanti, creando un catalogo che proponga una visione del mondo plurale, incarnata, capace di accogliere le differenze senza appiattirle. La letteratura, così come la filosofia, non serve a confermare quello che già sappiamo: serve a spostarci, a inquietarci, a trasformare l’immaginario. La cultura è lo spazio in cui una società si guarda allo specchio e si dà forma. Per questo è essenziale che rifletta anche i volti, le voci e le vite di chi troppo a lungo ne è stato escluso».