Serie TV - After life

“After life”, in streaming su Netflix, racconta le vicende di un giornalista di mezza età (interpretato da Ricky Gervais) che, dopo aver perso la moglie e aver accarezzato l’idea di suicidarsi, decide di riversare sul mondo tutta la sua depressione e frustrazione. Tony, così si chiama il protagonista, non si cura più di quel che dice o fa, virando pericolosamente verso un comportamento rabbioso e meschino che lo porta a perdere ogni forma di empatia. Attorno al protagonista, si muovono tutta una serie di personaggi (qui ne ricordiamo soltanto qualcuno…). Matt, il cognato di Tony, direttore del giornale dove il Nostro lavora: desideroso di aiutare Tony ad uscire dal baratro, è uno di quegli individui che cerca sempre il buono nella persone che incontra. Affetto da Alzheimer il padre di Tony rappresenta, invece, un po’ Tony da vecchio: dice tutto ciò che gli passa per la mente, senza preoccuparsi delle conseguenze. Non manca nella serie anche la figura dello psichiatra: piuttosto egocentrico, elargisce al protagonista consigli discutibili se non addirittura inopportuni. C’è, poi, Anne, una vedova che Tony incontra al cimitero, quando va a trovare la moglie: è lei, con la sua saggezza, che gli fa un po’ da “psicologa”. E, infine, Emma, l’infermiera del padre del protagonista, una donna pratica e nello stesso tempo sensibile. Sarà una delle figure che riusciranno a scalfire la corazza di Tony, a scuoterlo dalla sua disperazione...

Con “After life” Ricky Gervais (autore, tra l’altro, di “The office”, un vero e proprio “gioiello” della serialità televisiva…), ci regala un’opera sottile, intelligente, impreziosita da una colonna sonora che, disseminata lungo i 18 episodi della serie, fa passare artisti del calibro di Joni Mitchell, Bob Dylan, Cat Stevens, 10cc e Radiohead. Una dark comedy attraversata da una vena disperata, da un sarcasmo rivolto verso il mondo circostante “che il protagonista, potendo, vorrebbe solo demolire e rifare da capo”. Tony è un uomo appartato, schivo, sarcastico, che si muove in un universo abitato da personaggi atroci e teneri allo stesso tempo. Gervais è in grado di rivelare nel mare agitato della realtà “folle” che circonda il protagonista tutta la sua sensibilità caustica, attraverso la costruzione di gag fulminanti e scene, segnate da un certo umorismo nero, di prim’ordine, che offrono allo spettatore la possibilità di credere che la verità sul mondo, e sulla vita in generale, sia insieme buffa e dolorosa.

“Gervais - ha scritto Antonio Dipollina - ha costruito con ‘After life’ il suo racconto delle umane cose dentro un mondo assurdo, in cui gli scarti umani che affollano il parco di personaggi ballano continuamente tra l’abisso e il riscatto degli umili. Lo spettatore ne uscirà, alla fine, ammirato, commosso e con le risate più amare e consapevoli in circolazione”.

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