«Tonino è come le fondamenta di una casa». Quella casa è il cinema, il cinema italiano. Quello dei Fellini, Antonioni, Visconti, Pasolini, De Sica. Quella stagione cinematografica che Alexander Sokurov, regista russo al quale ieri a Santarcangelo, in una sala gremita, è stato consegnato il Premio Tonino Guerra, ha ricordato a più riprese nel suo ultimo film Director’s diary. Un’opera-mondo di cinque ore presentata quest’anno alla Mostra del cinema di Venezia: una immersione nella storia del Novecento tra filmati di repertorio e didascalie di vario formato, in cui politica e vita quotidiana dell’ex Unione Sovietica si intrecciano agli accadimenti dal resto del mondo.
«Nessuno meglio dei registi italiani ha difeso il cinema come arte e Tonino Guerra a quel cinema ha dato un grande contributo», il messaggio che Alexander Sokurov ha consegnato ieri nel corso di un incontro stampa. Autore lui stesso di un grande cinema poetico e filosofico-metafisico - dalla quadrilogia del potere (Moloch, Tauros, Il sole, il Faust Leone d’oro a Venezia 2011) con al centro le figure del totalitarismo novecentesco Hitler, Lenin, Hirohito, ai capolavori sui grandi musei simbolo dell’arte e della cultura europea ed occidentale (Arca russa, Francofonia) - sul palco del Supercinema Sokurov ha ricevuto il Premio Tonino Guerra dalle mani di Andrea Guerra e alla presenza della moglie di Tonino Lora. Un Premio assegnatogli «per aver saputo offrire, tra modernità e tradizione, un’immagine del mondo carica di passione e umanità; per aver elaborato un’alta visione nella quale natura e poesia si uniscono in una superiore immagine spirituale, a fondazione dell’opera d’arte che vive nel sentire profondo della storia e del mito».
Giunto ieri in Romagna nei luoghi di Tonino Guerra - «Sono stato oggi per la prima volta a Santarcangelo e Pennabilli e mi è arrivato un grande calore» ha dichiarato -, Alexander Sokurov ha omaggiato dello sceneggiatore e poeta santarcangiolese anche la parola poetica: «Quando ascolti le poesie di Tonino Guerra pensi alla Bibbia». «Tutto è bello in lui» ha quindi esclamato dopo avere mostrato un contributo video dell’amico sceneggiatore, conosciuto in Russia ma incontrato diverse volte anche in Italia. «Avrei voluto incontrarlo più spesso, avrei voluto fargli tante domande» ha confessato il regista-poeta dell’immagine cinematografica, secondo il quale «anche se non comprendi la lingua, anche se non comprendi il dialetto, se ami la cultura italiana capirai anche la poesia».
L’omaggio a Sokurov prosegue oggi a Pennabilli (alle 17 la masterclass, alle 18,30 il film Elegia moscovita) e domani al cinema Fulgor di Rimini ancora con una masterclass (ore 17) seguita dalla proiezione del film Arca russa (2002), opera straordinaria realizzata in un unico piano sequenza che attraversa tre secoli di storia russa all’interno dell’Hermitage.