Quindici anni senza Michelangelo Antonioni, cantore delle nebbie

Michelangelo Antonioni moriva 15 anni fa a Roma (30 luglio 2007). A Ferrara, sua città d'origine, sta per nascere, grazie anche alla moglie Enrica Fico, lo Spazio Antonioni che accoglierà una selezione dell’Archivio del cineasta.
“Mi piacerebbe - dice Fico - che lo Spazio Antonioni fosse un deserto da riempire di incontri, progetti, iniziative, collaborazioni”. Vi sarà esposta anche una selezione dell'Archivio Michelangelo Antonioni: il fondo consta di oltre 47mila unità (tra libri, dischi, pellicole, lettere, fotografie, premi opere pittoriche, sceneggiature…) che il Comune di Ferrara ha acquisito dal regista e dalla moglie. Lo Spazio - realizzato nell’attuale Padiglione d’arte contemporanea - sarà diviso in aree che assolveranno a funzioni differenti, rivolgendosi a un pubblico diversificato e a tipi di eventi eterogenei, come ha detto il curatore Dominique Paini, già direttore della Cinémathèque Française e curatore della mostra Antonioni e le arti, ospitata a palazzo dei Diamanti nel 2013 e poi a Parigi, Bruxelles e Amsterdam.
Al ricordo si è unito l’assessore alla Cultura, Marco Gulinelli: “Antonioni con il suo cinema non ha mai abbandonato le immagini della sua terra: dalle città allineate lungo la Via Emilia fino a Ferrara e poi i Polesini fino al Delta. Ha saputo cogliere, come Giorgio Bassani, il canto di una provincia che circonda Ferrara, la pianura nel cui nulla invisibile della nebbia è diventato il moltissimo visibile, in cui si sogna vivendo quell’orizzonte. Ci manca, ma la speranza è che attraverso l’apertura dello Spazio Antonioni a lui dedicato al termine del 2023 si possa attraverso la sua matrice linguistica ritrovare quel tocco personale e inconfondibile, la sua visione personale del mondo che fatalmente diventa la nostra”.
“Ne ho parlato proprio con Dominique Paini: dobbiamo creare un comitato con i grandi artisti, tra cui quelli che hanno lavorato con Michelangelo, da Scorsese a Wim Wenders. Sarà a Ferrara, ma deve coinvolgere personalità da tutto il mondo, unire le varie arti, come avrebbe voluto Antonioni”. Il suo sogno, racconta, era creare una scuola di cinema per i ragazzi, dove i docenti dovevano essere i massimi esponenti non solo del cinema, ma anche della pittura, del disegno, dell’architettura, della musica. “Secondo lui doveva comprendere anche filosofi e cuochi”, aggiunge Enrica Fico.
C’è un ricordo curioso che lega Antonioni a Ferrara. “Michelangelo si sentiva prigioniero della sua terra madre, la amava, ma ne soffriva. Non voleva fare l’episodio ferrarese in Al di là delle nuvole, lo faceva ‘ritornare’ alla nebbia, alle sue origini. È stato Wim Wenders a convincerlo, le riprese sono state difficilissime: non riuscivamo a venir via da Comacchio. Alla fine, come sempre, il risultato gli piacque molto. Provava piacere nel guardare i suoi film, una volta terminati, come se a farli fosse stato un altro”.
Il Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara e la Fondazione Ferrara Arte hanno di recente omaggiato il celebre regista con la mostra La città del silenzio, a cura di Andrea Forlani, Tiziana Giuberti, Stefano Tassi e Paolo Volta. Aperta dal 10 giugno al 10 luglio al Padiglione d’Arte Contemporanea, ha coinvolto 62 artisti nel segno di Antonioni.