Pietre Miliari: Supertramp - Breakfast in America

“Breakfast in America” si può senza dubbio annoverare tra i capolavori della musica pop. Uscito nel 1979, questo disco dei Supertramp ha venduto milioni di copie, grazie soprattutto ad alcuni brani (Goodbye Stranger, Breakfast In America, Take The Long Way Home, Child Of Vision) diventati col passare degli anni dei veri e propri classici.

Pezzi nei quali il gruppo inglese elaborava compiutamente il suo concetto di canzone, i cui tratti distintivi risiedevano nelle condotte vocali; in un melodismo di grande presa; nell’apporto dato dalla batteria, “mai stata così presente e linearmente metronomica”; nelle progressioni armoniche quasi sempre discendenti; in un approccio ai testi che rifuggiva la banalità [“Di sera, quando tutto il mondo dorme/ Le domande scorrono in profondità/ Per un uomo così semplice/ Non vuoi per favore dirmi cosa abbiamo imparato?/ Riesci a sentirmi?/ So che sembra assurdo/ Perché non vuoi aiutarmi/ Ma ti prego, dimmi chi io sia” (The Logical Song); “Non c’è più comunicazione tra di noi/ Ma è colpa mia o tua?/ Non c’è niente che io possa fare/ Sì, stai svanendo alla vista/ Non so se provo gioia o dolore/ È un vero peccato” (Casual Conversations); “Addio sconosciuta, è stato bello/ Spero che tu trovi il tuo Paradiso/ Ho provato a capire come la pensi/ E spero che i tuoi sogni si avverino/ Addio Mary, addio Jane/ Chissà se ci incontreremo ancora/ Non mi rattrista, non mi vergogno/ Verrà domani, senza dolore” (Goodbye Stranger); “Ci sono momenti in cui la vita ti sembra tutta una finzione/ E il mondo ti cade addosso, ragazzo/ E poi tua moglie ti tratta come se fossi un pezzo di mobilio/ È strano, lei è sempre stata così gentile/ I giorni solitari si trasformano in notti solitarie/ Mentre ti dirigi verso le luci della città/ E per andare a casa scegli la strada più lunga/ Prendi la via di casa più lunga” (Take The Long Way Home); “Potremmo avere salmone affumicato a colazione/ Mammina cara, mammina cara/ Devono averlo in Texas/ Perché ognuno di loro è miliardario/ Sono un vincente, un peccatore/ Vuoi per caso il mio autografo?/ Sono un perdente, un giullare/ Provo i miei scherzi con te/ Dato che non c’è niente di meglio” (Breakfast In America)].

Quelle dei Supertramp erano canzoni, che non disdegnavano interventi solistici e qualche divagazione strumentale, amare ma anche ironiche, composte ma anche un po’ folli. Ancora adesso la spavalda eccentricità che i Supertramp seppero mostrare e, al tempo stesso, “controllare” in occasione di “Breakfast in America”, suona fresca. L’album iniziava come un disco dei Bee Gees e proseguiva secondo gli estri pianistici di Rick Davies e Roger Hodgson, i due leader del gruppo, ai quali era affidato il compito di scandire il vorticoso ritmo delle canzoni (canzoni in cui le melodie e i ritornelli “catchy” venivano costantemente esaltati dalle soluzioni d’arrangiamento…) Una di queste, The Logical Song, è salita più in alto di tutte: in quel limbo da cui cento/centocinquanta motivi definiscono un’epoca.

“L’elemento chiave di un album come ‘Breakfast in America’ - ha scritto John Doran - è la qualità imbattibile della scrittura dei brani. Alla fine, ognuna delle dieci tracce del disco avrebbe potuto essere un singolo di successo”.

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