Pietre Miliari: Area - Arbeit macht frei

Sarà il Palazzo Malagola, a Ravenna, a ospitare l’archivio di Demetrio Stratos, virtuoso cantante degli Area, nel centro studi dedicato alla vocalità e ai suoni. Il “memoriale Demetrio Stratos” è stato acquisito dal Comune e verrà catalogato e digitalizzato: si tratta di un centinaio di pezzi (nastri, taccuini, libri, Lp), con prove d’artista mai incise che costituiscono un patrimonio di ricerche di antropologia musicale. Una bella notizia per tutti gli estimatori dell’artista greco (naturalizzato italiano), morto nel 1979, che ci offre lo spunto per parlare degli Area e di un disco come “Arbeit macht frei”, legato ad una delle stagioni più innovative ed entusiasmanti della musica italiana.

Quella degli Area è stata un’avventura culturale e sonora che non ha avuto eguali nel nostro Paese. Un tentativo di dare spazio a una musica che fosse creativa e libera, impegnata e passionale, scientifica e affascinante; che riusciva ad essere canzone e avanguardia, rumore e funk.

Uscito nel 1973, “Arbeit macht frei” traeva origine da un impasto alquanto complesso. Un album, contrassegnato da un certo pionierismo elettronico, nel quale melodie, armonie, ritmi e fraseggi concorrevano a creare inusitate architetture sonore (equidistanti dal jazz, dal rock e dalle tradizioni musicali del Mediterraneo e dei Balcani, che pure i membri del gruppo avevano metabolizzato in esperienze precedenti alla nascita degli Area). Brani fortemente politicizzati {“Giocare col mondo, facendolo a pezzi / Bambini che il sole ha ridotto già vecchi / Non è colpa mia se la tua realtà / Mi costringe a fare guerra all’omertà / Forse un dì sapremo / Quello che vuol dire affogare nel sangue con l’umanità / Gente colorata quasi tutta uguale / La mia rabbia legge sopra i quotidiani / Legge nella storia tutto il mio dolore / Canta la mia gente che non vuol morire / Quando guardi il mondo senza aver problemi / Cerca nelle cose l’essenzialità / Non è colpa mia se la tua realtà / Mi costringe a fare guerra all’umanità” [Luglio Agosto Settembre (Nero)]}, da cui affioravano competenza e inventiva armonica e ritmica. Un lavoro marcato dalla vocalità di Stratos, grande sperimentatore che ha avuto il merito di abituare gli ascoltatori più accorti alle finezze del canto difonico (l’emissione contemporanea di due suoni), in possesso di uno “strumento” che non sembri esagerato definire eccezionale: acuti fino a 7.000 hertz e modulazioni funamboliche.

Con gli Area cominciava ad esistere la “nostra” avanguardia. Stratos e compagni hanno avuto la capacità di tracciare - attraverso la loro opera, sempre attenta a suscitare stimolazioni sociali e artistiche - degli schizzi in cui si possono rinvenire, come dimostra ancora oggi l’ascolto di “Arbeit macht frei”, molteplici segni.

“Talvolta - sottolineava Stratos negli anni Settanta - ci hanno accusati di fare musica d’elite perché difficile per un pubblico più vasto, ma come può essere complicato un discorso come il nostro basato unicamente sul suono, dove il testo e il ritmo diventano una cosa sola. Certo, gli Area non vogliono proporre musica soltanto per far muovere il corpo ma anche per far riflettere chi ascolta”.

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