Marco Missiroli presenta a Rimini il suo nuovo romanzo

Cultura

«Tutte le mie prime presentazioni da quando è uscito il mio primo libro nel 2005 sono sempre state a Rimini». E sarà così anche questa volta per lo scrittore riminese Marco Missiroli che martedì 27 settembre (ore 21), nello stesso teatro Galli in cui nel 2019 gli è stato conferito il Sigismondo d’oro, presenterà alla città il suo nuovo romanzo Avere tutto (edito da Einaudi), accompagnato da Giorgio Fontana, dalle letture dell’attore Massimo Nicolini e da un saluto del sindaco Jamil Sadegholvaad.
L’autore, che nel corso della sua carriera ha già ricevuto numerosi premi, firma il suo romanzo più potente e maturo, raccontando la febbre di un giovane uomo pieno di slanci e difetti, di una città di provincia che vive alla grande solo una stagione all’anno, di una famiglia arsa dall’amore e dalla smania.
Perché è il romanzo che aspettava di «scrivere da una vita»?
«Ci sono certi libri che hanno bisogno di una stratificazione di verità e di un coraggio accumulato nel tempo. Non sono solo frutto di fantasia o di verità di vita rimaneggiate attraverso la narrazione, ma hanno proprio bisogno di dire le cose come stanno: questo è il primo e vero unico libro in cui ho detto le cose come stanno. È dedicato a Rimini non per caso, perché è la città dove stanno le cose in origine, quelle di ritorno e quelle che arriveranno. Un libro che chiude un cerchio e ne apre un altro: il primo libro che scrivo dedicato alle mie origini e che bisognava avere il coraggio di scrivere nel momento giusto ed è stato questo».
Che rapporto ha con la sua città?
«Il mio rapporto con Rimini è cresciuto in maniera smisurata man mano che me ne sono andato. Lasciarla all’inizio è stata per me una sorta di liberazione per affrancarmi un po’ in una nuova identità che mi andavo costruendo al di fuori delle mie origini. Poi queste origini si sono fatte sentire sempre di più e hanno ricostituito quel Marco che l’aveva lasciata e che invece era un abitante profondo riminese e dell’Ina casa. È dedicato a Rimini perché è un libro delle radici ambientato totalmente a Rimini (in tutta la città ma prevalentemente all’Ina Casa, poi ci sono anche il mare, tanti scorci e cattedrali riminesi) e soprattutto c’è la gente di Rimini con il suo modo di parlare e di vivere, visto in lucidità proprio perché me ne sono andato. Ci siamo noi, i riminesi, che siamo un patrimonio nazionale ovunque e per sempre».
Che significato ha il titolo?
«Il titolo si ispira a una domanda che ognuno di noi dovrebbe farsi: qual è il nostro avere tutto? È davvero materiale l’avere tutto o è invece affettivo? Il protagonista se lo chiede e me lo chiedo anch’io, ce lo dobbiamo chiedere tutti perché è una risposta che cambia da persona a persona e mette in luce le nostre priorità. Il protagonista torna a casa da Milano a Rimini apparentemente per il compleanno del padre e ha un segreto dentro. Anche il padre ne ha uno e c’è una partita finale nello scoprire questi due segreti all’interno di una casa in via Magellano e all’interno di un “avere tutto” che viene costruito. Secondo il padre l’avere tutto del figlio deve comprendere anche le sue “boiate” e i suoi difetti. Il tema dell’accettazione per come siamo fatti è centrale nel titolo».
Nei suoi romanzi analizza spesso le fragilità umane.
«Mi interessano perché ciò che rende umano l’umano è la fragilità, la parte chiaroscura e ombrosa che molto spesso si tende a cancellare e invece è lì che è racchiusa l’unicità dell’essere umano. Metto sempre in luce soprattutto le trasformazioni umane, mi piacciono anche quelle che non avvengono e rimangono insite e che a un certo punto esplodono o a volte creano vite piccole per il semplice fatto che non si è avuto la forza di dichiarare ciò che siamo. In tutti i miei libri si diventa se stessi, alcuni protagonisti ce la fanno, alcuni no, però la trazione è sempre quella: voglio diventare ciò che sono».
Dopo “Fedeltà” che ha preso forma come serie Netflix, immagina anche per questo libro una trasposizione cinematografica?
«Sì, non tanto perché l’ho immaginato scrivendo, ma perché ci siamo molto vicini con la concretizzazione di Avere tutto in versione film. Sono molto curioso e quando avverrà lo dirò con grande felicità. Stiamo lavorando anche ad Atti osceni in luogo privato, la sceneggiatura è finita e vediamo quando uscirà. Se sogno un film tratto dai miei libri è perché sono sempre stato folgorato da La prima notte di quiete di Zurlini, a cui questo romanzo deve tanto».
Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili

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