Libro: La signora nel lago - Raymond Chandler

Cultura

L’investigatore privato Philip Marlowe viene incaricato di rintracciare una donna scomparsa da un mese. Ben presto, però, le donne scomparse diventano due: e quando dalle acque di un laghetto di montagna affiora una massa informe e senza lineamenti, un “incubo” con attaccati dei capelli, Marlowe è costretto a confrontarsi con il primo cadavere - e con il primo mistero. Altri cadaveri e altri misteri spunteranno in rapida successione. Starà come sempre a Marlowe - mentre dall’Europa giungono vaghi, sinistri echi della seconda guerra mondiale - indagare, destreggiandosi fra inganni e tranelli di ogni sorta.

Con “La signora nel lago”, pubblicato per la prima volta nel 1943 e ora riproposto in una nuova edizione dalla casa editrice Adelphi, ci troviamo dalle parti di quel genere narrativo, l’hard boiled (un giallo più crudo, con una rappresentazione per nulla edulcorata del crimine), di cui Raymond Chandler è stato senza dubbio un indiscusso maestro. Creatore di un universo letterario nel qual l’era del post-proibizionismo veniva a configurarsi come una specie di elemento generatore di sistemi corrotti, le cui zone d’ombra permettevano al detective Philip Marlowe, protagonista delle storie raccontate dallo scrittore americano, di esistere.

Nel romanzo in questione, sin dalle prime righe, udiamo la voce di Marlowe senza sosta: una voce ironica, eloquente, smaliziata. Quella di un uomo dalla battuta fulminante, non immune da certe fragilità e segnato da una sorta di sciatta fallibilità, alle prese con un mondo nel quale la soluzione di un crimine non sembra mai implicare il ritorno ad uno stato d’innocenza. Così nei libri di Chandler la soluzione dell’enigma appare, alla fine, quasi un pretesto; l’occasione per una riflessione sociale ed esistenziale più ampia, che si lega ad un pessimismo di fondo. La scelta di utilizzare il giallo per trattare questioni sostanziali in grado di scavalcare i cambiamenti e le epoche, dando un senso più complessivo alla storia raccontata, si riverbera anche nello stile dello scrittore di Chicago, capace di inserire la ricercatezza letteraria della tradizione nel modello pulp, come dimostrano queste poche righe tratte dal romanzo: “Ho sognato di essere immerso in un’acqua verdastra, gelida e profonda, con un cadavere sotto il braccio. Il cadavere aveva lunghi capelli biondi che continuavano a fluttuarmi davanti alla faccia. Intorno a me nuotava un pesce enorme, gonfio, con occhi sporgenti e scaglie luccicanti di putridume. Aveva lo sguardo lascivo di un vecchio libertino. Proprio quando ero sul punto di esplodere per la mancanza d’aria, il corpo morto sotto il mio braccio riprendeva vita e si divincolava, e io mi ritrovavo a lottare con il pesce, mentre il cadavere si girava e rigirava nell’acqua, facendo mulinare la lunga chioma”.

“La prosa di Chandler - ha detto Joyce Carol Oates - s’innalza con disinvoltura sino a picchi di eloquenza, e noi ci rendiamo conto con un sussulto di eccitazione che siamo al cospetto non di un semplice narratore di storie d’azione, ma di uno scrittore raffinato, uno scrittore con una visione”.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui