L’usignolo dei Motus vola a New York, nascono la casa e l’archivio teatrale

Cultura

Un anno pieno di novità il 2024 per la compagnia teatrale riminese Motus. Da qualche giorno è tornata a New York a La Mama Experimental Theatre Club e presto darà vita all’Archivio Motus e a Casa Motus. Un periodo di grandi riconoscimenti e gratificazioni che si aggiungono ai tanti ottenuti finora, a partire dall’anno di fondazione, il 1991, a Rimini, protagonisti Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, che hanno creato una delle realtà di teatro indipendente più lucenti e riconosciute nel panorama internazionale, per interdisciplinarietà e impegno politico.

Una progettualità artistica composta di teatro, performance, installazioni, seminari che, in 33 anni, ha calcato i maggiori teatri e festival del mondo, dal Canada a Santiago del Cile, da Buenos Aires all’Australia, da Taiwan a Hong Kong al Brasile e New York City, dove il loro ritorno era atteso da tempo.

La Mama, fondata nel 1961, è una delle piattaforme più significative negli Usa per la presentazione di talenti teatrali visionari e d’avanguardia. Il sodalizio con Motus, nato nel 2011, è proseguito con l’ospitalità di sei spettacoli, inseriti all’interno del noto “Under the radar festival”. Il debutto newyorkese avvenne con “Too late! Antigone contest#2”, a cui fece seguito “Alexis. A greek tragedy” e “The plot is the revolution”, confronto/contest tra Silvia Calderoni e Judith Malina del Living Theatre. Negli anni a seguire hanno presentato anche “Nella Tempesta” (2014), “Mdlsx” (2016) e “Panorama” (2018) di cui La Mama è uno dei coproduttori.

Abbiamo chiesto ai due fondatori di Motus come ci si sente a essere nuovamente invitati a New York.

«Dopo cinque anni di lontananza, fermati dal difficile periodo della pandemia che ha visto congelata ogni possibilità di movimento ma che allo stesso tempo è stata opportunità di incubazione per nuovi progetti, siamo profondamente felici di poter tornare a esibirci nella Grande Mela».

Come è nato questo ritorno e cosa approderà della vostra ultima produzione a La Mama?

«In questa nuova occasione il progetto di viaggio è stato reso possibile anche grazie al partenariato con Ater Fondazione. Sul palcoscenico newyorkese è stata presentata dal 10 al 15 Of the nightingale I envy the fate (Dell’usignolo invidio la sorte), performance interpretata dalla danzatrice e coreografa Stefania Tansini, vincitrice del Premio Ubu come miglior performer under 35 nel 2022».

Parliamo di questo coinvolgente e affascinante lavoro che abbiamo visto in anteprima ad aprile nell’ambito del vostro festival riminese “Supernova”.

«La performance è uno spin off di “Tutto brucia”, il nostro spettacolo ispirato alle Troiane di Euripide, con Stefania Tansini, Silvia Calderoni e Ryf (Francesca Morello). Ha debuttato nel novembre scorso in Fondazione Merz a Torino. La figura di Cassandra, già presente nel primo spettacolo, ha qui un evolversi drammaticamente potente. La voce inascoltata della profetessa si trasmuta in suono animalesco e naturale. Si tratta di una metamorfosi necessaria per raccontare il bisogno di resistere in un mondo in disfacimento e decadimento».

Negli States non portate solo la performance, da quali progetti sarà affiancata?

“Si accompagna a tre diversi appuntamenti: un simposio con operatori e professionisti del settore al Nyu Skirball Center; un workshop per studenti e artisti; un incontro post spettacolo col pubblico. Vengono inoltre coinvolte due università: la New School University e l’Hunter College».

Il 2024 per la vostra compagnia sarà un anno carico di novità sorprendenti.

«Sì, ci sono due importanti novità: la vittoria di due bandi Pnrr che si concretizzeranno nel 2025. Si tratta di progetti fortemente desiderati: l’Archivio Motus e la Casa Motus».

Che cos’è l’Archivio Motus?

“Tutto il materiale accumulato in 33 anni di avventure teatrali, tra appunti, quaderni di regia, registrazioni audio-video e tante immagini fotografiche, diventerà materia per una libreria digitale e per un archivio fisico. Il tutto sarà conservato in parte alla Biblioteca Gambalunga di Rimini e in parte presso Casa Motus».

Come sarà strutturata Casa Motus?

«Attraverso un progetto di ristrutturazione, la nostra casa colonica sulle colline di San Giovanni in Marignano, che risale all’800, dove ha dormito Garibaldi e dove noi viviamo dal 1993, sarà trasformata in bene comune. Il progetto lo abbiamo dedicato a Tito, il padre di Enrico che tanto ha dato alla casa. Diventerà un centro culturale, uno spazio attivo sempre in evoluzione con anche l’obiettivo di sensibilizzare sull’ambiente le generazioni future».

In che modo?

«Il progetto prevede azioni di conservazione del patrimonio naturalistico che circonda la casa, tra cui la rivitalizzazione dell’uliveto, della vigna, il ripristino di alcuni vecchi percorsi contadini e un grande orto sinergico che abbiamo chiamato Biodiverso».

Sarà anche un luogo di residenze teatrali e artistiche?

«Sì, Casa Motus ospiterà residenze, laboratori e workshop aperti a tutte le età, mostre e performance di artisti nazionali e internazionali. E vi prenderà vita Lunacy, un nuovo festival rurale, la prima edizione l’abbiamo prevista nell’agosto 2026. È sempre stato un nostro sogno dare vita a uno spazio aperto per artisti, ricercatori, anime libere, e siamo molto soddisfatti del fatto che finalmente si possa realizzare!».

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