Il viaggio di Gabriella Benedini in mostra alla Fondazione Sabe di Ravenna
La Fondazione Sabe per l’arte presenta il suo secondo evento espositivo, la mostra personale dell’artista Gabriella Benedini (Cremona, 1932) dal titolo Un viaggio, a cura di Francesco Tedeschi, realizzata con il patrocinio del Comune di Ravenna e del Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Bologna, sede di Ravenna. Lo spazio espositivo, inaugurato lo scorso novembre a pochi passi dal MAR - Museo d'Arte di Ravenna, intende porsi quale punto di riferimento per la promozione e la diffusione dell’arte contemporanea, con una particolare attenzione alla scultura.
La mostra, che proseguirà fino al 16 luglio 2022, riprende un filone del lavoro di Gabriella Benedini incentrato su alcune opere realizzate tra il 2005 e il 2007 e reinterpretate per l’occasione con nuove integrazioni ed elaborazioni. Il focus centrale è dedicato a lavori che rimandano ai viaggi compiuti negli anni Settanta, in luoghi che hanno costituito per l’artista dei serbatoi di memorie e di emozioni, in particolare l’Iraq, l’Afghanistan e alcuni territori dell’Asia. Riemersi a distanza di tempo nel suo immaginario, hanno dato vita alle “Mappe” e alle sculture in cui si sovrappongono riferimenti agli strumenti di misurazione e manifestazione sonora quali le “Arpe”, da lei create tra gli anni Novanta e i primi Duemila e ora oggetto di rivisitazione per effetto della presenza di ulteriori elementi narrativi. In dialogo diretto con queste ultime si aggiungono le “Vele”, simboli di una navigazione in atto.
La metafora del viaggio è la chiave narrativa che connette le varie parti di un percorso che vuole avere i tratti di un’installazione unitaria, anche se è costituita da parti o episodi distinti. La mostra presenta alcuni lavori di carattere ambientale, dove alle “Arpe” si affiancano parti di relitti marini, ai quali parallelamente l’artista affida la memoria di viaggi compiuti nel tempo e nello spazio, e alcuni lavori a parete, tra i quali alcune delle maggiori “Mappe”, nelle quali forme e colori estremamente ridotti riportano le tracce di luoghi dimenticati nelle pieghe della storia. Un lavoro implicitamente “archeologico”, che rivela però il suo interesse anche in relazione al modo in cui quella parte del mondo quasi trascurata, apparentemente, negli equilibri mondiali del Novecento e nelle più immediate destinazioni di viaggio, è tornata ad avere una sua prepotente evidenza da alcuni decenni.
La mostra, idealmente e concretamente, si ricollega alla mostra precedente di Fonazione Sabe per l’arte, la personale di Mirella Saluzzo inaugurata lo scorso novembre, attraverso la presenza di alcuni lavori di quest’ultima, che rivelano corrispondenze con immagini di un viaggio proiettato in un altrove imprecisato. Le suggestioni evocate da lavori come Voyager ed Explorer contengono la volontà di ricordare la tensione all’esplorazione che accompagna ogni atto umano, tra cui quello generativo artistico riveste una peculiare capacità di sintesi.
Il progetto espositivo, a cura di Francesco Tedeschi, è completato da un catalogo edito da Danilo Montanari e sarà arricchito da alcuni incontri che coinvolgono studiosi, quali Franco Farinelli e Raffaele Milani, provenienti da diversi ambiti disciplinari.