di MARCELLO TOSI
RAVENNA
Dalla ricerca sulla storia e i costumi dei popoli rom e sinti all’impegno nell’Accademia di belle arti e per la tutela dei beni culturali e ambientali, alla creazione del Museo di bambole e balocchi, il lungo itinerario che racconta passione, studio e generosità della studiosa ravennate, è ora descritto sulle pagine di “Una vita dedicata all’arte e alla cultura. Intervista alla ravennate Graziella Gardini Pasini”.
Il volume (edizioni Ets), a cura di Alessandra Guerra, sarà presentato il 24 ottobre alle 18 alla sala D’Attorre (via Ponte Marino 2) a Ravenna. Condurrà Patrizia Ravagli per gli incontri del Centro relazioni culturali.
Gardini, quale significato ha assunto per lei «voler trasmettere la storia attraverso l’arte, la tradizione, le cante», e i tanti saggi di ricerca pubblicati (che Nevio Spadoni ha definito «lavori utilmente provocatori»)?
«Sono sempre stata disponibile per Ravenna, anche come presidente dell’Accademia di belle arti e di altri sodalizi cittadini, come il Fai e il Circolo culturale Cattaneo. Ho ricercato e trascritto nella musica e nel testo le cante e canti popolari, risorgimentali e della Resistenza, canti liberatori e di protesta cantati nelle osterie e nei circoli politici, che costitiscono un’interessantissima storia parallela e che altrimenti sarebbero andati perduti,. Mi sono inoltre dedicata alla raccolta della cultura zingara e di canti rom e sinti, tramite la conoscenza che ho acquisito per via diretta partecipando a vari loro raduni in Francia e Spagna, ma anche viaggiando in India alla alla ricerca delle loro origini e dei loro cammini fino all’Europa».
Viaggi nella fantasia, così come nel tempo e nella storia, come quelli che si possono invece compiere all’interno del Piccolo museo di bambole e altri balocchi, ora a Palazzo Guiccioli, dove forma un unico complesso museale con i Musei Byron e del Risorgimento.
Perché, come ha scritto, con le bambole si fa anche la storia?
«Con esse si gioca fin dai tempi più antichi, Questa collezione, che venne inaugurata nel 2006 a Palazzo Rasponi Murat, raccoglie oggetti del “secolo d’oro della bambola” dal 1850 al 1950, periodo in cui la bambola diventa un oggetto di fabbricazione e non più solo oggetto artigianale. Molte ditte costruttrici vengono fondate proprio in quel periodo, specie in Francia, successivamente in Germania, poi in Italia e un po’ in tutta Europa. In quel periodo le bambole sono di porcellana, molto belle, levigate, curate e rifinite a mano, molto importanti e costose. Quindi destinate a bambine appartenenti a un certo ceto, ma non come un giocattolo qualsiasi, erano tenute in grande rispetto, oggetti più da guardare che con cui giocare».
Quali oggetti risultano preziosi?
«Possediamo qualche rarità fuori epoca, come una lettiga giocattolo del Settecento o, vera chicca del Museo, la riproduzione dettagliata di una bambola micenea del 1100 a.C. 100 anni di storia di bambole e giocattoli, esposti in ordine cronologico, per dare l’idea della loro evoluzione, dai materiali utilizzati alle espressioni dei volti, e di come, nel tempo, sia cambiato il rapporto degli adulti con i bambini, interessando quindi materie come la pedagogia, i rapporti familiari, la scuola. La collocazione a Palazzo Guiccioli grazie al sostegno della Cassa di Risparmio, dove è molto visitata, è la tappa di un ulteriore valorizzazione della collezione, che continua ad arricchirsi con nuove donazioni di materiali che vanno studiati, catalogati. Circa due anni fa, poi, un’intera collezione di 827 pezzi, appartenuti alla signora Valentina Accame, che li aveva raccolti con amore durante tutta la sua vita, sono stati donati al Museo da parte dei suoi familiari, dopo la sua dipartita».
Come si presenta ai visitatori la raccolta museale?
«Nella sala principale sono esposte bambole da tutto il mondo: dal Messico al Giappone, a Mongolia, Australia, Nuova Zelanda, Brasile, Lapponia, Inuit e molti altri Paesi. Sono state intraprese collaborazioni e interscambi culturali con altri Musei europei, fra cui quello di Parigi, fra i più importanti. Inoltre ogni angolo disponibile è allestito in modo tematico: gli antichi mestieri, il teatro, i bagni, e gli omaggi a Ravenna come la sfilata dei fiorentini che portano l’olio a Dante o Teodora e la sua corte come raffigurata nei mosaici in San Vitale. E dettagliatissimi allestimenti di cucine, negozi e classi scolastiche. Ci sono anche tutta una serie di giocattoli maschili: da un’automobile a pedali francese (1908), cavalli a dondolo, giocattoli di latta, e il settore scolastico, con quaderni, libri di testo e altro materiale che si usava a scuola».