Tre cesenati e un pacco misterioso a Bucarest prima della rivoluzione

CESENA. “Addio Ceausescu. Tre giovani romagnoli alla scoperta e all’avventura oltre la Cortina di Ferro” (Società Editrice Il Ponte Vecchio) è il libro firmato a quattro mani da Andrea Riceputi e Maurizio Paganelli, con presentazione di Roberto Casalini. Si tratta di un diario, di fatto un romanzo di formazione, di tre giovani cesenati che, in vacanza in Ungheria e Romania, aiutano un profugo, un mese prima della caduta del Muro di Berlino. La particolarità sta nell’avere scritto di quel viaggio rocambolesco ben trent’anni dopo, pure in uno stile dall’impeto ancora fresco.
Il cuore del libro, ciò che lo rende speciale, fra peripezie anche tragicomiche, sta nell’incontro con una persona, e nella conseguente scelta rischiosa dei tre amici che, in un giorno, li trasforma da giovani spensierati a uomini consapevoli.
La pubblicazione è stata anticipata dalle riprese del film “Dittatura last minute” su sceneggiatura ricavata da una prima stesura del diario. Il film, le cui riprese sono partite a Cesena nell’ottobre 2019, girato dal regista Antonio Pisu e prodotto da Genoma Films, è atteso nelle sale entro l’anno.
Il viaggio
Nell’autunno 1989 i cesenati Andrea Riceputi (Rice), Maurizio Paganelli (Pago) ed Enrico Boschi (Bibi), amici, compagni di scuola, coetanei nati nel 1965, decidono per una vacanza in Ungheria e Romania alla scoperta della vita della gente dell’Est, in tempi di guerra fredda. C’è anche, in Pago e Rice, l’idea baldanzosa di fare affari ripagandosi la vacanza con la vendita nei mercatini di biancheria e oggetti di scarso valore portati dall’Italia, replicando quanto avvenuto l’anno prima in Bulgaria. Al trascinatore Pago, all’organizzatore Rice, si aggiunge Bibi, interessato alle bellezze femminili dell’Est.
Insieme partono alla ventura il 4 ottobre 1989 su di una Renault 21 Nevada a gasolio; “The carpet crawlers” dei Genesis e “Strade dell’est” di Battiato, la colonna sonora.
Raggiunta Budapest, scoprono subito che gli “affari” non si riescono a fare; diversamente dalla Bulgaria, in Ungheria alcuni prodotti occidentali si vedono già. Così si limitano a fare i turisti ma Bibi, preso da un’infatuazione per una bella ungherese, smarrisce il passaporto e i tre si ritrovano in commissariato.
La svolta
Il racconto entra nel vivo quando Emil si avvicina ai cesenati: «Si distinguevano perché ridevano ed erano felici». L’uomo, che si arrangiava con l’italiano, aveva intuito, da una telefonata dei tre (costretta a farsi tra divisori aperti) l’intenzione di andare in Romania. Spiegò così di essere fuggito da mesi in cerca di libertà dal regime di Ceausescu, ma di avere lasciato a casa moglie e figlia, la sua “bambola”. Con il denaro rimediato in Ungheria lavorando in nero, avrebbe voluto raggiungere il Canada e dichiararsi rifugiato politico.
Poi la cruciale richiesta: «Ci chiese di portare un pacco a Bucarest alla sua famiglia». Sbalorditi ma generosi e un pizzico incoscienti, dopo un improvvisato “briefing” in dialetto romagnolo, i tre accettano.
Emil ricambia da amico; consiglia loro di acquistare carburante dai camionisti e non alle pompe; sigarette e caffè per i baratti: «Con 100 gr di caffè si acquistano 50 litri di gasolio». Chiede di portargli indumenti pesanti dalla casa rumena.
La cupa Bucarest
All’ingresso in Romania, davanti agli occhi dei romagnoli si stagliano strade deserte, case fatiscenti, povera gente a piedi, militari in carretto, un Paese allo stremo. Affamati, ricevono in un “ristorante” una «brodaglia con una palla di grasso galleggiante».
Poi l’arrivo a Bucarest, una città fantasma con al centro l’immenso palazzo presidenziale voluto da Ceausescu.
La commozione
Le pagine del libro scorrono verso il tetro palazzo in cui viveva la famiglia di Emil; dopo dieci piani di scale, l’incontro denso di pathos: «Abbiamo una lettera di Emil e un po’ di cose per bambola». La moglie scoppia in lacrime, chiama l’amico fraterno Niki, offre tutto il poco cibo che ha, li invita a restare. Nei rapidi passaggi della lettura si coglie sbigottimento, gioia, commozione dei giovani in quel luogo di tristezza.
I viaggiatori ripartono con una borsa di indumenti per Emil e gadget della squadra dello Steua Bucarest; e offrono un passaggio a un’ospite della festa che Niki aveva organizzato per loro. Ma un pericoloso imprevisto li attende: la polizia ferma la Nevada causando il terrore della ragazza, ginnasta nazionale, di venire accusata come “nemica del popolo”.
A quel punto la sagacia e la favella romagnola di Pago intrattengono i poliziotti, il quale li incanta con doni “occidentali” elogi al giocatore Hagi venuto in Italia: insiste con il calcio, vero motore dell’unione fra i popoli.
«Una storia più grande di noi»
All’indomani il ritorno a Budapest che «dopo Bucarest ci sembrò Manhattan». Rivedono Emil fremente di sapere dei suoi, gli consegnano la borsa a lui destinata. Fino al ritorno a casa «consapevoli di essere stati artefici di una storia più grande di noi».
Bildungsroman
In 120 pagine che si leggono d’un fiato, emerge un romanzo di iniziazione alla vita reale punteggiato, e qui l’arricchimento, di riferimenti storico-politici, citazioni di accadimenti, descrizioni di persone e ambienti che contestualizzano l’epoca difficile, meno lontana di quel che sembra.
La storia di Pago, Rice e Bibi è per i giovani d’oggi che non sanno di guerra fredda, ma che anche in un più evoluto mondo globale e social sono testimoni quotidiani di nuove fughe verso la libertà.

“Addio Ceausescu. Tre giovani
romagnoli alla scoperta e all’avventura oltre la Cortina di Ferro”
Cesena, Il Ponte Vecchio editore 2019, pp. 128, €13

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