Burioni: «Il cancro è battibile. E noi siamo pronti al “Match point”»

In apertura permettete una nota personale. Mi vanto di conoscere Roberto Burioni da decenni ed era evidente a tutti noi suoi amici che aveva una marcia in più. Una persona speciale, prima ancora che un grande medico e ricercatore. Nessuna meraviglia quindi quando è diventato famoso anche fuori dal suo settore, grazie a social e tv. Mai come in questo caso, fama meritatissima. Con il suo lavoro e con la sua capacità divulgativa, ha costituito un freno importante al “delirio” da Covid che si è impossessato degli italiani negli ultimi anni.

E ora, dopo la “madre” di tutti i virus, nel suo ultimo libro – Match point, edito da La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi – si occupa di cancro. Perché ci sono grandi novità nelle cure dei tumori. Ed è una bellissima notizia che il professor Burioni ci comunica con entusiasmo, dando nuove speranze a milioni di malati, alle loro famiglie e anche a tutti i “sani” che potrebbero ammalarsi un giorno.

Roberto, tu scrivi: «La partita contro il cancro è al match point». Come ci siamo arrivati?

«Grazie alla scienza che ci ha dato in 10 mesi vaccini sicuri ed efficaci contro il Covid; grazie a scienziati che sono andati avanti nonostante siano insultati quotidianamente da parte di un’informazione irresponsabile. Abbiamo passato tanti anni a studiare il cancro, ora abbiamo capito cosa lo causa e stiamo mettendo a punto una nuova famiglia di farmaci, molto più efficaci, per colpire quello che si è rotto dentro la cellula cancerosa. Siamo veramente a un passo dalla conclusione vittoriosa della partita. Il mio libro spiega come avviene questa battaglia contro la cellula “rinnegata” che uccide le sentinelle del nostro sistema immunitario».

Quali saranno, secondo te, le fasi e i tempi della ricerca sul tema?

«Sono difficili da prevedere, sarei tentato di ragionare con i vecchi tempi (10 anni); invece oggi in 10 mesi facciamo un vaccino. L’immunologia sta correndo come mai prima d’ora, come i telefoni: per 60 anni sono rimasti uguali, poi cellulari, batterie potentissime, satelliti, computer velocissimi, smartphone, Intelligenza Artificiale. Le rivoluzioni avvengono quando concorrono tanti fattori. Sequenziare il genoma umano nel 1990 era fantascienza: oggi riusciamo addirittura a sequenziare il singolo tumore. Per arrivarci abbiamo speso 5 miliardi, ma possiamo fare cose impensabili fino a pochi anni fa, come un “vaccino” antitumorale personalizzato!»

Quali tipi di tumore saranno i primi a essere affrontati con questo nuovo metodo?

«In questo momento il primo tumore curato con vaccini personalizzati che stimolano il sistema immunitario è il melanoma. Finora, uno al quarto stadio era mortale: adesso è curabile».

Tu usi la metafora tennistica del punto decisivo: ma, almeno nel tennis, si può segnarlo e vincere, oppure perdere... Anche nel film omonimo di Woody Allen finisce male... Quali sono le percentuali di vittoria a tutt’oggi?

«Non si può prevedere, l’avversario è temibile. Quando si affrontavano Nadal e Federer non sapevi mai prima chi avrebbe vinto. Bisogna continuare a investire in ricerca e dare fiducia alla scienza».

Durante la fase critica del Covid tenevi, e tieni tutt’oggi, una rubrica fissa a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Per me, ma penso anche per molti altri italiani, è stato un faro illuminante sulla verità, che arrivava a fine giornata, dopo averne sentite di ogni. Era un po’ come ristabilire il dominio della scienza, un’arma formidabile contro la paura, il panico...

«Ho tentato di fare una cosa: separare le mie opinioni dalle conoscenze scientifiche, niente politica. Ma dire che un vaccino è sicuro ed efficace non è una considerazione politica. Perché non lo dico io, ma i numeri».

Tutti dicevamo, durante la pandemia, ne usciremo migliori, più forti. Per te è stato così o no?

«No, la cosa brutta è che ci sono state testate e programmi tv e molti medici che hanno fatto della disinformazione il loro mestiere. Libertà di parola ok. Ma la Corte Suprema Usa scrisse che la libertà non significa il diritto di gridare senza ragione “Al fuoco!” dentro un teatro pieno. La scienza va avanti, fa miracoli laici e noi ricorderemo la lotta contro il Covid come una delle più grandi vittorie della scienza, con ricadute positive su tante malattie».

Nei ringraziamenti, tu dedichi questo libro a tuo padre Gaetano, scomparso poco tempo fa, sottolineando che è stato lui a trasmetterti valori fondamentali come lo studio, l’impegno, la devozione ai pazienti. Tu che hai studiato negli Usa, cosa puoi dire ai giovani studenti in medicina? Vale la pena di restare o tornare in Italia?

«La mia scelta di tornare in Italia è stata personale. Posso dire loro che si apprestano a fare uno dei lavori più difficili che esistono. Ci si confronta col dolore, la paura, la sofferenza... Ma essere vicini ai malati è proprio ciò che lo rende un lavoro bellissimo».

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