Bibliofilia: il nuovo libro di Giovanni Zaffagnini

Cultura

Amore per la bibliofilia in un viaggio nell’intimità delle biblioteche private. Una vera “Scala per il paradiso”.

“Stairways to heaven. Interiors with books” (Danilo Montanari editore) è il titolo del nuovo libro fotografico di Giovanni Zaffagnini (1945). Libri, scaffali e biblioteche hanno costituito le nuove tipologie vagliate dall’obiettivo del fotografo fusignanese, per molti anni attivo anche come antropologo ed etnologo.

«“Fantasma” – ricorda nel suo testo in volume Eugenio Baroncelli – è il foglio o cartoncino che si mette al posto di un libro tolto da uno scaffale di biblioteca. Questi fantasmi, Ci tolgono una vita e ce ne apparecchiano un’altra. Organizzare una biblioteca, pensava l’argentino Borges, è costruire una scala per il paradiso. Umberto Eco ridusse o elevò la questione a questa laica ipotesi del secondo tipo: “Se Dio esistesse, sarebbe una biblioteca”. Secondo me allestire una biblioteca è organizzare una solitudine».

«Zaffagnini – ha scritto Angela Madesani – è fotografo raffinato e ancora una volta ha dato vita a un lavoro interessante, in cui la tassonomia gioca un ruolo importante. Pare di scorgere in queste sue opere un passaggio ulteriore, che entra in dialogo, fra gli altri, con l’amore per i libri di intellettuali e artisti suoi amici e conoscenti, dallo scrittore Giulio Mozzi al fotografo Guido Guidi. Si sviluppa così un corposo fil rouge che, soprattutto in un momento come quello attuale, è in grado di aiutarci a dare un senso a quanto ci sta capitando».

Zaffagnini, nella sua premessa iniziale si legge: «Una casa è fatta di dettagli. A me interessa questa relazione tra le cose». Quale? E perché l’immagine di Kakfa in copertina accanto a una pila di libri?

«Libri, oggetti, la stessa organizzazione della libreria, parlano di chi l’ha formata. “Una casa è fatta di dettagli” serve anche a precisare un approccio diverso da precedenti ricerche sul tema. “Identikit”, capolavoro di Luigi Ghirri, era organizzato su riprese ravvicinate e frontali, io ho scelto riprese principalmente più larghe e ambientate, mirate sull’insieme casa/libreria. Con ciò escludo qualsiasi sfida o critica verso un grande fotografo e grande amico. Proporre alternative fa parte della mia idea di ricerca: inquieta, laica e soprattutto libera. L’immagine di Kafka “era lì”, e contribuisce all’identificazione del proprietario: io seleziono quello che vedo, non costruisco scenari (che pure tollero in altri autori). I libri anonimi, dei quali non si vede il titolo, sono misteriosi, forse avrebbero incuriosito anche Kafka».

Biblioteche private, personali, che qui non portano il nome del proprietario. In che maniera sono comunque come una sorta di identikit, l’anima e il volto di chi le ha formate?

«Alcuni anni fa la trasmissione televisiva “La banda del book” presentava personaggi famosi: attori, intellettuali, politici..., impegnati a descrivere la loro libreria. Io ho fatto l’operazione opposta: la libreria presenta il proprietario (non necessariamente famoso), che non ho fotografato. Jorge Luis Borges, che fu anche bibliotecario, ha ispirato il titolo (prima di me i Led Zeppelin hanno intitolato “Stairway to heaven” un loro celebre brano). “La scala per il paradiso” è un’intuizione geniale. La selezione degli “insaziabili lettori” ha inteso mostrare una diversità di interessi: libri antichi, moderni, classici, politici, fotografia, etnomusicologia. Librerie ordinatissime, altre caotiche, ci parlano della personalità di chi le ha create. Poi amici indicano altri amici e così ho iniziato la mia scalata».

Quale contributo hanno apportato i dialoghi sull’amore per i libri con intellettuali e artisti?

«Significa ad esempio domandarsi: che fine faranno queste biblioteche? Figli, nipoti manterranno gli stessi interessi, oppure disperderanno questi paradisi? Trattandosi prevalentemente di raccolte a tema possono risultare di grande interesse. Le istituzioni dovrebbero a mio parere porsi questo problema. Qualcosa succede: il Comune di Verucchio ha acquisito la biblioteca del critico letterario Gianni Scalia dopo la sua scomparsa nel 2016, speriamo non sia un caso isolato».

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