Arte, Giuseppe Mazzini nei ritratti degli artisti romagnoli

Cultura

RIMINI. Giuseppe Mazzini, il patriota genovese che identifica nell’Unità la condizione insostituibile per l’esistenza e il progresso di una nazione, e nella Repubblica l’unica forma legittima di governo, muore clandestino a Pisa il 10 marzo 1872 ospite di Sara Nathan Rosselli, con il falso nome di Giorgio Rosselli Brown. Militante repubblicano, Silvestro Lega (Modigliana 1826 – Firenze 1895), uno dei principali protagonisti del movimento macchiaiolo, accorre subito a Pisa dove appunta alcuni aspetti ambientali dell’evento. Nell’anno successivo dipinge “Gli ultimi giorni di Giuseppe Mazzini”, lo straordinario quadro nel quale la dignitosa e composta sofferenza del triumviro della Repubblica Romana del 1849, in un contesto di sobria povertà, rivela la sincera commozione dell’artista. La vecchia coperta grigia a quadrettini bianchi che lo ricopre è la stessa che tre anni prima avvolge il corpo di Carlo Cattaneo, un altro patriota difensore del pensiero federalista repubblicano. La tela, in asta da Christie’s a Londra nel 1959, viene acquistata dal mercante d’arte Julius Weitzner per 150 ghinee e venduta al Rhode Island School of Design Museum of Art di Providence, Usa. Un’occasione mancata per riunirla al bozzetto preparatorio nel Museo Civico di Modigliana, che mostra un Mazzini epico e glorioso con i capelli scompigliati e i segni profondi dalla sofferenza sul volto.
In Romagna sono numerosi i ritratti del “padre dell’Idea”, tanti anonimi, altri autografi di pittori conosciuti come Sante Nucci (Bologna 1819-1892), un buon ritrattista oltre che freschista, operativo a Rimini con Andrea Besteghi alla decorazione dell’atrio del Teatro Nuovo e con Angelo Trevisani al restauro della chiesa di Santa Rita. Fervente repubblicano, è fra i fondatori del Circolo bolognese “Edera” per il quale esegue numerosi ritratti di patrioti e politici italiani fra i quali quello di Giuseppe Mazzini seduto con il “mezzo-toscano” in mano. L’apprezzamento generale per la tela lo spinge a produrne diverse copie come quelle nei Musei del Risorgimento di Bologna e di Ravenna, nella Malatestiana di Cesena e riprodotto da Fortunato Teodorani (Cesena 1888-1960) in anni più recenti. Ieratico e completamente vestito di nero lo dipinge Paolo Bacchetti (Forlimpopoli 1848-1886), pittore diplomato all’Accademia di belle arti di Ravenna, il quale ottiene i suoi migliori risultati proprio nei ritratti. Tra il 1874 e il 1886, dipinge i reali d’Italia e illustri personaggi del Risorgimento tra i quali il Mazzini della Raccolta comunale d’arte di Forlimpopoli. Il bel busto in terracotta nel Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea di Faenza mostra un austero e pensieroso Mazzini, con i capelli leziosamente pettinati in avanti sulle tempie e la barba curata, modellato nel 1900 da Domenico Baccarini (Faenza 1882-1907), il talentuoso capo carismatico di un’intera generazione di giovani artisti raccolta nel Cenacolo faentino che prende il suo nome. Vittorio Guaccimanni (Ravenna 1859-1938), allievo di Arturo Moradei a Firenze e all’Accademia di Ravenna, della quale diventa direttore nel 1903, pittore di ottima mano e prolifico incisore, realizza con l’acquaforte almeno due ritratti di Mazzini. Giuseppe Maestri nel 1985, per conto del “Monogramma” di Ravenna, stampa dalle lastre originali di Gaspare Gambi (Ravenna 1899-1968) il bel ritratto del patriota ripreso da una celebre foto dell’epoca.

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