Crisi Covid, dipendenti tutelati. Prezzo più alto per gli autonomi

Archivio

Le misure adottate a tutela dell’occupazione hanno in parte arrestato l’emorragia e il calo dei lavoratori dipendenti è stato meno rapido di quelli autonomi, ma il Covid 19 ha colpito non poco il mondo economico romagnolo. Soprattutto in settori quali commercio, ristorazione, servizi di somministrazione di lavoro, subfornitura meccanica e moda. Fanno invece eccezione le attività connesse a informatica e servizi finanziari, addirittura rafforzate dalla pandemia. È quanto emerge da uno studio di Unioncamere Emilia-Romagna sulla base dei dati relativi agli addetti delle localizzazioni di impresa con sede legale in regione o altrove.

L’occupazione regionale sotto la lente

Nel corso del 2020 gli addetti nelle imprese dell’Emilia-Romagna sono diminuiti dell’1.4% (-23.482 unità) rispetto al 2019 e sono risultati 1.707.878. La tendenza positiva dell’occupazione stava in realtà già rallentando dal secondo trimestre del 2019, poi gli effetti della pandemia hanno portato prima a una brusca inversione in negativo che pare avere raggiunto la massima intensità nel terzo trimestre 2020, quindi a una fase di recupero nell’ultimo quarto. Come detto, la riduzione dei dipendenti è stata meno rapida (-1,2%) di quella degli indipendenti (-1,8 per cento), grazie anche alle misure adottate a salvaguardia dell’occupazione, mentre allargando la prospettiva, in Italia gli addetti risultano in calo dello 0.8% coerentemente con la maggiore forza con cui la pandemia ha colpito il nord d’Italia, specie nella prima metà dell’anno.

“I fattori determinanti sono stati l’andamento pandemico, le misure di prevenzione adottate, i mutamenti nei comportamenti dei consumatori e nell’organizzazione delle imprese oltre alla composizione settoriale economica” spiega l’analisi.

Chi piange

La tendenza negativa è stata trainata dall’andamento dei servizi. Messo a dura prova dalle restrizioni della pandemia e dai mutamenti di comportamento dei consumatori, nel commercio si sono infatti persi 5.991 occupati, con un calo che si è attestato al 2%. In termini assoluti l’andamento è risultato ancora peggiore negli altri servizi (diversi dal commercio), costituiti da attività che hanno risentito in diversa misura degli effetti della pandemia. Qui la perdita occupazionale è stata di 13.359 unità (-1,8%), nonostante la notevole crescita tendenziale fatta registrare ancora nel primo trimestre 2020. Per le restrizioni e l’elevato numero di lavoratori con un minore grado di protezione, ad avere pagato lo scotto maggiore sono stati gli occupati nella ristorazione (-4.600 unità, -3,3%) e nei servizi di alloggio (-8% e -2.733 unità), per il 90% costituiti da lavoratori dipendenti.

Il minore livello delle tutele occupazionali ha inoltre favorito la consistente e rapida riduzione degli addetti, sostanzialmente tutti dipendenti, nelle attività di ricerca, selezione, fornitura di personale (-4.449 persone e -9,4%) e quella più contenuta nelle attività di supporto per le funzioni di ufficio (-1.060 unità e -4,8%). Tra i settori relativamente più colpiti ci sono poi le attività creative, artistiche e di intrattenimento, dove hanno perso il posto 1.005 dipendenti (-13,5%). L’effetto differenziato della pandemia è evidente se si considera che la necessità di mantenere aperte e operative le strutture per anziani e disabili con maggiori esigenze di tutela ha condotto a un aumento di 1.919 addetti (+9,2%) nell’assistenza sociale residenziale, mentre nell’assistenza sociale non residenziale l’occupazione si è ridotta di 1.738 unità (-6,8%) a seguito della chiusura di molte strutture imposta dalle misure di salvaguardia.

Chi sorride

Nei servizi, gli aumenti di occupazione più rilevanti si sono registrati nelle attività di produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (+1.528 addetti e +7,1%), trainato dalla forte accelerazione all’adozione di strumenti informatici per le famiglie e le imprese per lo smart working e la didattica a distanza. Segno più anche nelle attività dei servizi finanziari (+1.035 unità, il 3,1%), favorite dall’aumento dell’esposizione di famiglie e imprese. Sono poi aumentati gli addetti nelle attività immobiliari e si è avuto un piccolo boom nella ricerca scientifica e sviluppo (+560 unità e addirittura +16%). Cresce infine lievemente l’occupazione nelle costruzioni (+577 addetti, e +0,4%), trainata dagli addetti dell’ingegneria civile (+637 unità, +9,2%) e dei lavori specializzati.

L’industria tiene

Recuperando un pesante primo trimestre, l’industria ha chiuso l’anno con una perdita relativamente limitata di 4.508 addetti (-0,9%), grazie anche alle dette misure a salvaguardia dell’occupazione. Ma emergono delle differenti specifiche situazioni. La perdita occupazionale riguarda in primis la fabbricazione di prodotti in metallo (-1.640 unità, -2%), il settore delle Pmi della subfornitura meccanica regionale. Ma la riduzione della domanda ha colpito duramente soprattutto le industrie della moda con una caduta dell’occupazione nelle confezioni (-1.387 addetti e -6%) e nella pelletteria (-481 addetti e -7%).

Al contrario, la crescita più consistente è stata quella registrata nella fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+893 addetti, +6,7%), favorita dalla domanda legata agli effetti della pandemia.

Nonostante le gravi difficoltà a impiegare manodopera nell’estate, in agricoltura l’occupazione ha subito infine solo una lieve flessione e ha chiuso l’anno perdendo 202 addetti, lo 0,3%.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui