Crede di chattare con Michael Bolton: truffata per per 16mila euro

Truffa, estorsione e tentata estorsione. Queste le accuse contestate alla banda di truffatori che spacciandosi per il cantante americano Michael Bolton hanno circuito una sua fan riminese riuscendo a farsi consegnare, con due distinti versamenti, la somma di 16mila euro. Una 58enne italiana già denunciata per vicende simili ed i suoi complici, due nigeriani residenti anche loro come lei nel Bergamasco di 47 e 26 anni, compariranno davanti al Gup del Tribunale di Rimini chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura, il prossimo 14 febbraio, San Valentino. In aula ci sarà anche l’avvocato Cristiano Basile che in quella sede si costituirà parte civile.

La storia

Lo sconosciuto si è insinuato nella vita della pensionata allora 65enne, attraverso un gruppo Facebook di fan di Michael Bolton, fingendosi il cantante statunitense in persona. Con quella che si può definire grande tecnica comunicativa per attirare l’attenzione, il terzetto ha agganciato la vittima rispondendo dopo mesi in privato ad un messaggio da lei postato. Dopo questo ne sono seguiti altri, sempre cortesi ed educati, dove il falso Bolton voleva saper tutto di lei, della sua famiglia, del perché amasse tanto la sua musica. Lusingata da tanto interesse, su richiesta del finto Bolton, ha intensificato i contatti su WhatsApp. Con il passare del tempo le conversazioni sono diventate quotidiane, al punto che la signora le cancellava regolarmente per evitare che il marito, scoprendoli, potesse insospettirsi.

Infine la trappola

L’impostore le racconta di avere investito i proventi di una serie di concerti in una “compagnia assicurativa” che però a causa del Covid stava fallendo: racconta di non poter ricevere direttamente il denaro per il “clamore mediatico” che la vicenda avrebbe avuto. Chiede così la disponibilità alla fan riminese di ricevere lei il denaro e trattenerlo fino alla fine delle restrizioni sanitarie: «Verrò io stesso a riprendere i soldi, così ci conosceremo di persona». È a questo punto che sarebbe entrata in scena la bergamasca, fantomatica responsabile di una ditta di spedizione internazionale. Per sbloccare il pacco fermo alla dogana all’aeroporto di Roma bisogna pagare. Il finto Bolton la invita subdolamente a lasciare perdere, dice che le dispiace doverla coinvolgere visto che lui non può inviarle il denaro necessario perché il suo conto milionario è “congelato” in quanto cointestato all’ex moglie. La sessantacinquenne così mette da parte i dubbi e paga in tre tranche la somma richiesta per complessivi 12mila euro, ma la truffa va avanti. Spunta infatti da una fantomatica agenzia per l’antiterrorismo di Washington una mail dove viene accusata di finanziare il terrorismo: per evitare l’arresto servono altri ventunmila euro. Questa volta la fan non cede, per questo a uno degli indagati è contestata la tentata estorsione. La donna racconta tutto in famiglia, poi si presenta dall’avvocato Basile che l’accompagna alla Polizia postale di Rimini, cui consegna tutto quello che ha in suo possesso. La banda ha commesso un grosso errore: i codici Iban forniti alla vittima per fare i versamenti per un totale di 16mila euro erano di due banche italiane e sono risultati intestati ai due nigeriani.

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