Crac Cesena: Campedelli ha patteggiato in fase d'indagine

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Un ritocco verso l’alto della cifra per il curatore fallimentare. Con una pena concordata di un anno e sei mesi di reclusione (sospesa) ed il pagamento di 140 mila euro.

È stato definito ieri mattina davanti al Gip l’ultimo “patteggiamento in sede d indagini preliminari” per il crac dell’Ac Cesena. Era quello di Igor Campedelli, vertice del sodalizio bianconero precedente alla gestione che ha poi portato alla dichiarazione di fallimento.

Come per le altre posizioni analoghe la “firma del gip” sull’accordo preso tra accusa e difesa era atteso per il 5 novembre. Ma per Campedelli (e solo per lui) tutto era stato posticipato alla giornata di ieri per perfezionare il versamento del risarcimento che era stato pattuito come precondizione per chiudere la faccenda con una condanna a 18 mesi.

La cifra di cui si scrisse allora era di 100 mila euro. Quella firmata ieri (e quindi già liquidata) è stata di 140 mila. Campedelli esce così di scena dal crac societario e dalla relativa indagine penale. Mentre in aula procedono altre cause che riguardano fatturazioni del suo periodo di diretto comando della società. Fatti che non hanno un diretto collegamento processuale con questa inchiesta e che proseguiranno nel loro cammino autonomamente fino a sentenza.

A novembre per questa inchiesta erano andati già in porto i patteggiamenti di altri tre indagati: gli ex vice presidenti Graziano Pransani e Mauro Urbini e Beatrice Montevecchi, che faceva parte del collegio sindacale. Per quest’ultima la pena era stata concordata in un anno e 4 mesi, per i primi due in 1 anno e 6 mesi ciascuno (sempre tutti con sospensione).

Chiusa questa fase adesso si va verso l’udienza di rinvio a giudizio. È fissata per il 21 gennaio davanti al Gip Giorgio di Giorgio dove anche altri coinvolti nel crac non è escluso che possano chiedere vie di giudizio alternative. Non sarà così per Graziano Pransani, difeso dall’avvocato Alessandro Sintucci, così come per l’ultimo presidente del defunto Cavalluccio, Giorgio Lugaresi (che aveva già patteggiato in precedenza 3 anni e due mesi anche lui in sede d’indagine, difeso dall’avvocato Giovanni Majo): per tutti e due la “via d’uscita” dal processo riguarda solo il capo d’imputazione per bancarotta. Per le accuse riferite a reati tributari, hanno deciso di difendersi nella convinzione di riuscire a dimostrare la propria innocenza.

Davanti al giudice Giorgio Di Giorgio e al pm Francesca Rago, dopo che al patteggiamento aveva fatto ricorso anche Gabriele Valentini, storico segretario generale per il quale il curatore fallimentare non ha mai richiesto alcun coinvolgimento economico in sede risarcitoria), a gennaio andranno 16 richieste di rinvio a giudizio.

Oltre a quelle che, come detto, toccano il 66enne Lugaresi e il 70enne Pransani, limitatamente a reati fiscali, “sulla graticola” penale restano Walter Casadei, Giampiero Ceccarelli, Mauro Giorgini, Claudio Manuzzi, Annunzio Santerini, Christian Dionigi, Luigi Piangerelli, Rino Foschi, Luca Campedelli (vertice del Chievo Verona, ora a sua volta fallito) Stefano Bondi, Enrico Brunazzi, Barbara Galassi, Luca Mancini, Maurizio Marin.

Pare scontato che in tanti cercheranno la via dell’utilizzo di riti alternativi anche solo per ottenere (in caso di condanna) uno sconto sostanzioso di pena. Qualcuno invece affronterà l’udienza preliminare ed un futuribile processo in forma completa.

In una indagine lunga ed intricata che per altre 10 persone, tra quelle finite nel registro degli indagati all’inizio ma che occupavano ruoli gestionali non in prima linea o comunque restarono in carica per periodi brevi, ha visto invece già in passato scattare la richiesta d’archiviazione completa.

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