Covid. Viaggio sui bus tra Rimini e Riccione: studenti come sardine

Rimini

Allegra Zanni

Mezzi affollati, regole ignorate e un eccessivo squilibrio tra le misure adottate dentro e fuori dalle scuole: è così che gli studenti riminesi descrivono la loro esperienza di pendolari alle prese con il trasporto pubblico al tempo del Covid-19. A un mese dall’inizio delle scuola, nonostante gli sforzi messi in atto da parte delle istituzioni e dell’azienda responsabile del trasporto, sono ancora troppe le criticità che preoccupano gli studenti riminesi e le loro famiglie.

La partenza
Alle 7 davanti alla biblioteca di Riccione sono diversi gli studenti che aspettano l’autobus, quasi tutti con la mascherina e distanziati. I mezzi che però si fermano alla pensilina sono già piuttosto popolati: sulle linee dirette verso Rimini i posti a sedere sono tutti occupati, con qualche ragazzo in piedi. «Poi si riempiono di più» spiega Arianna, liceale «la gente sale ad ogni fermata e scende solo al centro studi. Non siamo distanziati: io quando posso prendo il motore, è più sicuro». L’amica che è con lei, invece, adotta un’altra strategia: «Di solito prendo la prima corsa, perché c’è meno gente». Il problema, però, diventa un altro. «Purtroppo ci sono ragazzi che sul bus si tolgono la mascherina» commenta infatti sconsolata. «Quando si sale l’autista controlla, fa quel che può, ma dopo deve badare alla strada e non a chi abbassa la mascherina».

L’arrivo
All’arrivo degli autobus al Centro studi di Riccione si iniziano a vedere le prime difficoltà. I mezzi, decisamente affollati, arrivano tutti a ridosso dell’inizio delle lezioni e i ragazzi scendono e si spostano verso la scuola insieme. Non tutti portano la mascherina. «L’ho tenuta sul bus per tutto il tempo» si giustifica un ragazzo, «l’ho abbassata per respirare un attimo». Per altri, invece, portare la mascherina è un segno di debolezza. «Cosa la tieni a fare, che tanto siamo fuori?» dice una ragazza ad una compagna, che subito le risponde: «Guarda che c’è l’obbligo, fanno la multa». E allora anche l’altra la tira su fino a coprire il naso.

L’obbligo
«Col nuovo Dpcm la situazione mascherine è migliorata» afferma Marco, studente del “Belluzzi” di Rimini: «Dà un po’ fastidio, ma se si deve fare si fa». Le regole sembrano funzionare meglio quando per i ragazzi c’è il rischio di incorrere in una multa rispetto a quando non ci sono controlli e controllori.
«Purtroppo tanti studenti vivono le regole come qualcosa che viene imposto dall’esterno e non le hanno ancora interiorizzate», commenta una docente di un istituto del Centro studi di Rimini. «All’interno delle mura scolastiche si assumono tutte le responsabilità, mentre fuori spesso si lasciano andare ad imprudenze ingenue».

L’uscita
La campanella delle 13 alla Colonnella di Rimini sembra però segnare la fine oltre che delle lezioni anche del distanziamento sociale. Gli studenti del liceo Einstein, del Belluzzi-Da vinci e del Valturio si riversano sulla pensiline, in attesa degli autobus che li riporteranno a casa. Ora, spiegano i ragazzi, «si tratta di fortuna»: su alcune linee si viaggia circa all’80%, altre ben oltre. «Io non sapevo che il massimo fosse l’80%: l’autobus è sempre pieno» ammette uno studente. «Si vede che Start Romagna ha aumentato i mezzi, ma non credo bastino: a volte i bus sono così pieni che gli autisti lasciano giù chi aspetta» aggiunge un altro, «dall’inizio della scuola, mi pare che la situazione sia migliorata».

L’impegno
Nel bacino di Rimini nei giorni scorsi, ha spiegato Guido Guerrini, amministratore di Amr, sono stati aggiunti 18 mezzi in supporto a diverse linee. Dietro ad ogni intervento ci sono grandi sforzi e incontri periodici per organizzare il servizio al meglio; l’ultimo in ordine di tempo è il potenziamento di alcune corse delle ore 14. Non tutti però accolgono con favore la notizia. «I problemi grossi e reali che mettono quotidianamente a rischio i nostri figli sono tutti i giorni all'uscita di scuola alle 13» scrive la madre di uno studente «quando i bus sono iperaffollati. Nelle scuole si sono seguiti tutti i protocolli» mentre per i mezzi l’idea è che non si sia fatto «nulla. Intanto i nostri figli continuano a correre pericoli evitabili con soluzioni serie».

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