Covid Hotel, si dimezzano i posti per i positivi

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È possibile fare convivere nello stesso albergo ospiti positivi al Covid-19 e turisti? È la domanda che non ci si può non porre assieme a Daniele Casadio, il titolare del “Paradise Airport” che dall’inizio della pandemia ha messo a disposizione dell’Ausl la sua struttura di via Fontanelle per farne il punto di riferimento, ora unico in provincia, per l’accoglienza in isolamento dai familiari, di persone contagiate dal Coronavirus. L’Hotel Covid, pur di continuare a svolgere tale funzione, da lunedì dovrà lavorare proprio in questo modo: 25 camere ancora dedicate agli ospiti positivi, le altre 20 da liberare per poter essere messe sul mercato. Teoricamente a disposizione di chiunque, a partire dai turisti che arrivano all’aeroporto appena riaperto, ma non solo a loro. Una compresenza possibile?

Ancor prima di rispondere a questa domanda, bisogna andare a monte della questione, alle ragioni che hanno sostanziato i punti del nuovo accordo che varrà sino a fine ottobre. I contagi, per fortuna, sono in calo e la Regione per ottimizzare le risorse aveva proposto una razionalizzazione degli hotel. Tenendo aperto solo quello di Rimini. «Abbiamo ancora 21 ospiti, tra i tre alberghi in Romagna siamo quelli che ne hanno di più – spiega Casadio –. Eppure abbiamo rischiato di dover chiudere per la volontà di concentrare tutti i casi, e le risorse disponibili, a Rimini. Ringrazio il dottor Davide Pirone dell’Ausl per avere difeso la nostra funzione ed essere riuscito a fare sì che la convenzione venisse prolungata sino a fine ottobre con possibilità di estensione a tutto dicembre. Però questo è stato possibile a condizioni molto pesanti».

Un compromesso, il dimezzamento dei posti dedicati. Le altre camere si possono affittare a turisti, imprenditori, famiglie. Potenzialmente, perché è da dimostrare ci sia riscontro effettivo. «Certo, possiamo farlo, ma ora i 26 euro a stanza del contratto li prenderò su 25 di queste e non più su 45: avendo 7 dipendenti, se le altre 20 camere non dovessero essere riempite, non potrei coprire i costi del servizio che offro. Non ci starei dentro con le spese». Senza parlare della convivenza tra gli ospiti. «Noi stiamo già predisponendo percorsi differenziati e sicuri – afferma Casadio – però l’hotel si sviluppa su un piano e anche se i positivi restano isolati, gli altri sono comunque vicini. Mi chiedo se mai dovesse contagiarsi qualche turista, di chi sarebbe la responsabilità». Un timore che può scoraggiare i clienti dal prendere una camera.

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