Il costo del Coronavirus sulle imprese in Romagna: 106 milioni

Cesena

Un'indagine flash per capire quale è stato il primo impatto della diffusione del Coronavirus in Romagna. A commissionarla è stata Confindustria Romagna che ha chiesto a 195 aziende tra Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena (che rappresentano il 22% della base associativa) in che modo il Covid-19 ha impattato sul giro di affari imprenditoriale. Una prima stima sul fatturato perso dà la misura di quanto stanno costando le misure di contenimento: 106 milioni di fatturato in totale (87 all'estero, 19 in Italia).

Il Centro studi di Confindustria Romagna, visto il protrarsi dell'emergenza sanitaria, ha effettuato un'indagine tra i propri associati tra il 4 e il 9 marzo, con domande mirate a capire l'impatto reale sull'economia del territorio della diffusione del coronavirus, prima a livello internazionale e poi nel nord Italia. All’indagine hanno risposto 195 aziende di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena, che rappresentano il 22% della base associativa. 

Il 71,3% delle aziende ritiene che la diffusione del Coronavirus abbia avuto un impatto: il  41% lo attribuisce a minor vendite all’estero, il 26,2% a difficoltà di reperimento di input produttivi, 20,5% non registra alcun danno. Solo il 6,7% degli intervistati ha ritenuto che l’impatto sia dovuto ad entrambi.

Impatto sul fatturato La stima di perdita sul fatturato estero è in totale di 87 milioni di euro, che rappresenta per il campione in media il 13% del fatturato aziendale. La perdita stimata sul mercato domestico è invece di 19 milioni, in media il 2,6% del fatturato aziendale.

Missioni all’estero e in Italia il 64,6% ha registrato un danno per la mancata partecipazione a fiere o a eventi di promozione all’estero. Solo per il 3,1% si è reso necessario chiudere unità produttive o punti vendita all’estero. Il 72,8% dei rispondenti ha registrato invece un danno per la mancata partecipazione a fiere o a eventi di promozione in Italia.

Lavoro Troppo presto per fare un bilancio della Cassa Integrazione: solo il 2,1 per cento delle imprese vi ha già fatto ricorso, anche se sembra inevitabile che la percentuale sia destinata ad aumentare con il passare del tempo. Misure straordinarie per la gestione del personale hanno riguardato il 37,4% del campione, con una netta preferenza per il ricorso allo smart working (23%).

"Nei momenti di difficoltà inedite caratterizzate da repentini cambiamenti, come quello che stiamo vivendo, la necessità di agire insieme responsabilmente, nel rispetto delle direttive, deve essere la priorità. L’ascolto delle nostre imprese, resta il primo passo per capire come agire lucidamente e quali istanze portare all'attenzione del Governo – spiega il presidente Paolo Maggioli - In questo momento straordinario abbiamo un canale diretto con Roma, nelle prossime ora sono attese le misure economiche, e questa fotografia è importante per riferire in tempo reale quello che sta accadendo nelle aziende del territorio". 

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