Così vicine e così lontane: partenze agli antipodi per Forlì e Ravenna

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Un anno dopo il mondo di Forlì e Ravenna sembra capovolto. Per l’ennesima volta verrebbe da dire, perché dal 2018-2019 in poi le partenze delle due squadre romagnole sono state sempre agli antipodi, o quasi. E spesso .. contro pronostico. La stagione scorsa, al netto dei turni di riposo, dopo 5 giornate l’Unieuro guidava la classifica imbattuta (4-0) e l’ambiziosa OraSì di Cancellieri (a proposito, 2-4 il record del coach abruzzese in Francia con il Limoges) annaspava a metà classifica del girone Rosso con 2 vinte e 2 perse.

Nel campionato 2019-2020, quello interrotto dal Covid, proprio Ravenna era partita a tutta guidando a Est (4-1) e l’Unieuro seguiva poco dietro (3-2), con sulla coscienza quell’incredibile derby perso al debutto fra le mura amiche nonostante un larghissimo vantaggio. E, infine, nel 2018-2019 Forlì veleggiava (4-1) all’inseguimento della Fortitudo poi promossa, mentre l’OraSì di Andrea Mazzon stentava sul fondo (2-3). Insomma, mors tua vita mea verrebbe da pensare guardando a queste cifre, condizionate dallo scontro diretto posto in ben due occasioni proprio nei primi 5 turni di torneo.

Vero, ogni campionato ha la sua storia, però spesso il passato influisce e condiziona quello che viene dopo. Cosa intendiamo? La scorsa stagione Ravenna pagò a caro prezzo, in avvio, il “lutto irrisolto” di quel 1° posto spezzato solo dalla pandemia. Possono cambiare giocatori, situazioni e avversari, ma quella sgradevole sensazione di sentirsi defraudati di qualcosa resta latente nell’ambiente e ci vuole tempo per superarla (lo stesso successe, con le dovute proporzioni alla Virtus Bologna in A1 e all’Efes Pilsen Istanbul in Eurolega).

Una cosa molto simile sta succedendo, a nostro modo di vedere, ora all’Unieuro Forlì: parliamoci chiaro, l’attuale Girone Rosso di A2 non ha nulla a che vedere, per valori medi e punte, con quello dominato l’anno scorso dalla Dell’Agnello-band. A Forlì però stanno mancando la rabbia agonistica, il cinismo e la voglia di vincere che la portarono a dominare la regular season, segno di come l’inopinata eliminazione per mano dell’Eurobasket Roma abbia comprensibilmente lasciato delle scorie. Ancora da smaltire. La stagione è lunga e si deciderà nei playoff, come Tortona insegna e lì, scommetteteci, l’Unieuro avrà un ruolo da protagonista: ovvio però che questa partenza difficoltosa e quella delusione sportiva qualcosa devono insegnare. Bene, prendere Jeffrey Carroll, uno che in A2 ha viaggiato a 17.8 punti di media a Bergamo e addirittura sopra i 22 a Biella, e volerlo trasformare in un mastino difensivo .. beh ci sembra un esercizio difficoltoso, inutile se non quasi autolesionista. Giusto non snaturare il Dna della propria pallacanestro, vero, ma per arrivare al traguardo massimo, ovvero il salto di categoria a cui giustamente il club forlivese punta, servono coraggio e realismo. Con due esterni come Hayes e Carroll ed italiani del talento di Palumbo e Bolpin, la trazione deve essere anteriore, mentre a Giachetti, Natali e tutto il gruppo di italiani è giusto tocchi un fondamentale ruolo di contorno. Attenzione, non intendiamo dire che si debba giocare ai 100 punti ed “andare” di basket champagne, assolutamente no, ma certi puledri vanno lasciati liberi di correre, altrimenti c’è il rischio che si intristiscano.

Di fardelli psicologici ne ha pochi l’OraSì Ravenna, che come tipologia di gruppo si presta molto di più alla filosofia di coach Lotesoriere, rispetto a quella “troppo” risultatista di Cancellieri. E così anche i vari De Negri, Simioni e Oxilia sembrano rinati, regalando ai tifosi giallorossi una partenza con i fiocchi. Ah, sempre restando alla “chiarezza” di cui sopra, Ravenna con la lotta salvezza non ha nulla a che vedere.

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