"Corruzione: Ravenna rischia più di Roma", ma la classifica di Anac lascia perplessi

Più quote rosa ci sono in politica e minore è il rischio di corruzione del territorio perché «le donne tendono a manifestare comportamenti pro-sociali e a essere meno tolleranti verso la corruzione». Ma non solo, anche un gran numero di donatori del sangue è indice «di maggiore senso civico» e quindi di un territorio meno incline alla corruzione rispetto ad altri. Parola di Anac – l’Autorità anti corruzione – che ha appena elaborato un complicato algoritmo con ben 70 indici che dovrebbero misurare in maniera scientifica il rischio corruzione nei territori e che mette Ravenna al 42esimo posto in una graduatoria guidata dalla siciliana Enna. Ravenna, dunque, sarebbe più a rischio corruzione di Roma (57esima) e ben lontana dal capoluogo Bologna, sulla carta la più virtuosa dopo Milano. Fanno molto meglio Rimini (94esima in Italia) e Forlì-Cesena (85esima). L’Anac, che ieri ha presentato il portale (con un database vecchiotto, i dati più freschi sono del 2017) ha spiegato nella sua presentazione di aver «voluto individuare una serie di indicatori di rischio corruzione». L’impressione, però, è che la ricerca, che pretende di essere oggettiva, non sia poi così diversa da quelle che escono ogni anno sui quotidiani economici riguardo alla qualità della vita.


Un dato allarmante?

Secondo Anac, Ravenna è appena sotto la sfilza di province del Sud Italia come città a rischio corruzione. Tra le città del Centro-Nord, fanno peggio soltanto Imperia, Alessandria e Prato. Gli indici, come detto, sono settanta e non tutti immediatamente agganciabili al rischio corruzione se non con spiegazioni che hanno fondamenti negli studi – certamente validi ma comunque lontani dal criterio di “oggettività” – delle scienze sociali. Del tasso di partecipazione femminile e del numero di donatori si è detto. Ma tra i comportamenti considerati campanello di allarme della corruzione c’è anche il “Cheating” alle prove Invalsi. Per dirla in italiano e riassumendola molto: quanto copiano gli studenti. Perché – questa la tesi – più uno studente ha comportamenti virtuosi a scuola, minore sarà la possibilità di essere corrotto. Ravenna in questo caso ha dati migliori della media nazionale.
Tra i 70 criteri presi in considerazione ci sono inoltre settori, come quello della gestione rifiuti, che possono essere inseriti di certo in un contesto di criminalità ma collegare la corruzione alla bassa propensione dei ravennati (e dei turisti) a differenziare sembra piuttosto avventuroso. C’è di buono che, con l’introduzione della raccolta porta a porta, in futuro anche l’indice di corruzione si abbasserà. Intanto però il basso tasso di differenziata (52,9% nel 2017) rispetto agli standard regionali è tra i criteri che fa affondare Ravenna.


La criminalità

Ci sono altri fattori che di certo possono far scattare campanelli d’allarme è che è bene non sottovalutare: l’indice di criminalità è tra questi. Anche in questo caso balza all’occhio un valore piuttosto strano: nel 2017 a Ravenna l’indice “altri reati” contro la pubblica amministrazione passa da 71,3 (dato pressoché costante dal 2014 al 2016) a 297,9. Secondo quanto si legge nella guida Anac, il dato misura “il numero dei procedimenti penali in rapporto alla popolazione”. Questo aumento (del 312%) è spiegabile con un errore del database o con una maxiretata tra i ravennati sfuggita alle cronache. L’indice di corruzione, concussione e peculato – che poi sarebbe direttamente legato alla ricerca – è invece tra i più bassi in Italia: solo 23 province fanno meglio di Ravenna.

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