Corruzione, ex candidato sindaco a Ravenna aiutò Pini per la figlia

Un porto d’armi per l’amico dell’onorevole in cambio di un posto in banca per la figlia del funzionario della Prefettura. Nella rete di rapporti intrecciati dall’ex parlamentare Gianluca Pini emerge il ruolo di Sergio Covato, 62anni, ex consigliere comunale e capogruppo di Alleanza Nazionale, nonché candidato sindaco a Ravenna nel 2006, e da 23 anni dipendente pubblico e nella Prefettura bizantina. Da ieri, difeso dall’avvocato Carlo Benini, è agli arresti domiciliari, accusato di corruzione. L’anno fatidico è il 2018. È il 16 novembre quando i due si conoscono. A fare da tramite è un amico del parlamentare, suo socio in affari, dal quale, ravvisa il giudice per le indagini preliminari, Pini «aveva ricevuto rilevanti somme di denaro con cadenza regolare in assenza di giustificazione». Proprio lui ha un’esigenza: vuole ottenere il porto d’armi per difesa personale, negato dalla Prefettura di Forlì per mancanza dei presupposti necessari per l’autorizzazione. Pini si attiva prima con l’ufficio territoriale del Governo della città mercuriale; prova, riprova, insiste, e alla fine la costanza viene premiata con il nullaosta. Poi però il conoscente si trasferisce a Cervia e la competenza passa alla Prefettura di Ravenna. Tutto da rifare, o meglio, da rinnovare. Ecco dunque che serve un nuovo gancio per evitare che l’iniziale rigetto torni alla ribalta. E’ il socio stesso a fare il nome del funzionario ravennate all’onorevole: “Chiede se lo puoi chiamare”. Una telefonata dà il via a quello che il giudice bolla come «accordo corruttivo», che si traduce in un’intensa corrispondenza via whatsapp in cui i due palesano i propri interessi. Pini vuole sbloccare le pratiche per il rinnovo del porto d’armi per il socio in affari. Covato, invece, chiede una spinta per la figlia che ambisce ad avere un posto in banca. Il giorno stesso, nella sua casella email arriva il curriculum della ragazza, che viene prontamente girato dall’onorevole ad alcuni dirigenti di una banca sammarinese. Passa un mesetto e Pini si adopera ulteriormente, incontra la figlia del funzionario a Dogana, poi, nei mesi successivi (siamo a inizio 2021) aggiorna il funzionario: “Buongiorno…ieri ho sentito il presidente di…Entro la settimana chiamano tua figlia per colloquio”. Covato chiede dettagli e l’interlocutore puntualizza, “La banca più importante di San Marino. È anche la più seria e solida”.

Lo «scambio clientelare» in «assenza di un pregresso rapporto amicale», come afferma il gip, va avanti in parallelo con le pratiche per il porto d’armi. “Siamo in attesa delle info del comando provinciale cc che ho fatto sollecitare”, scrive Covato, che tranquillizza Pini circa eventuali ritardi sui tempi che finirebbero a ridosso della scadenza dei permessi precedentemente ottenuti: “Anche se andiamo oltre l’8 gennaio non si deve preoccupare”. Il 3 marzo 2021, finalmente, ecco concesso il tanto agognato porto d’armi, che tuttavia ha vita breve. E’ infatti la stessa prefettura a revocarlo dopo 25 giorni, all’esito degli accertamenti sull’idoneità, risultata negativa per mancanza dei presupposti necessari per girare con un’arma sotto la giacca.

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