Coronavirus, la bella storia. Disoccupato fa il volontario

Rimini

Ci sono tante storie di “resistenza” e solidarietà innescate dall’emergenza sanitaria che tutta l’Italia, e non solo, condivide. Raccontate dai social o dai canali istituzionali di enti locali e associazioni. Alcune servono a strappare un sorriso, come chi si cimenta in casa nelle più disparate imprese sportive, altre dimostrano la potenza del sostegno a vicenda. Tra i tanti protagonisti, a Rimini, c’è un padre neanche 50enne di origini tunisine ma cittadino italiano da 26 anni, che ha prontamente risposto all’appello lanciato dai social dalla vicesindaca Gloria Lisi a prestare attività di volontariato.
Khaled Bejaoui non ci ha pensato due volte, ha chiamato e dato «disponibilità totale», anche se al momento è di turno uno o due giorni a settimana. «Ho ricevuto tanto quando avevo bisogno e ora, semplicemente, è venuto il momento di restituire il favore a chi ne ha bisogno». Sei anni fa la moglie aveva appena dato alla luce due gemelli, Omar e Miriam, ma non aveva latte. «All’improvviso- racconta - ci siamo accorti che da soli, questa volta, non ce l’avremmo fatta», avevano bisogno di tutto, dai pannolini al latte in polvere, ed è «arrivata - confessa - la disperazione». Così, «nel momento più buio», la richiesta di soccorso alla Caritas di Rimini. «Con quegli aiuti siamo riusciti a ripartire» e oggi Omar e Miriam vanno a scuola. Bejaoui ora ha l’opportunità di «sdebitarsi, di aiutare gli altri e dare una mano a chi mi è stato vicino». Come volontario Caritas prepara i pasti da consegnare ai più anziani che non riescono ad essere autonomi. D’altronde in Romagna ha lavorato per tanti anni come stagionale, imparando a fare tutti i lavori, anche quelli di cucina. «Preparo i pasti per il Giro nonni, e ho dato anche la disponibilità per portare io stesso a domicilio il mangiare. Sono in disoccupazione e non è facile in questo periodo, ma andrei anche a Roma di tasca mia se ce ne fosse bisogno». E la vicesindaca Lisi, «commossa», non può che ringraziarlo. «Arrivano sempre più richieste di cittadini che vogliono dare una mano», sottolinea, e «l’esempio di Khaled vale più di tante parole. Se il bene genera altro bene, come ho imparato sia nel mio impegno nel volontariato che in quello attuale nelle istituzioni, tu ne sei l’esempio più lampante. Non doni il superfluo, che non hai, ma te stesso». Dunque, conclude Lisi, «un gesto di speranza, che è quello di cui abbiamo abbiamo bisogno e per cui la comunità riminese oggi ti dice grazie».

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