Coronavirus. «A Rimini resteranno le restrizioni in più»

Rimini

Provincia “blindata” fino al 3 maggio: a Rimini resteranno in vigore restrizioni più severe rispetto al resto d’Italia. «È il territorio che chiede di proseguire sulla strada del rigore visti i risultati che si stanno ottenendo».
Il prefetto Alessandro Camporota, in videoconferenza con l’Unità di crisi regionale, ieri sera ha condiviso con il presidente regionale Stefano Bonaccini, dopo una giornata di febbrili consultazioni, la disponibilità al sacrificio con l’obiettivo di uscire prima e meglio dall’emergenza.
A breve una nuova ordinanza regionale confermerà quindi le regole che ci si è dati finora, ammettendo però delle nuove e limitate deroghe per le aziende locali su singoli aspetti specifici, da studiare strada facendo. «Il metodo sarà quello del confronto e del dialogo, come ho già promesso ai sindaci, con la creazione di tavoli tra territorio e Regione, per valutare alla luce dei dati e all’interno di una cornice normativa certa, possibili riaperture».
La Pasqua blindata con trecentocinquanta “divise” sulle strade, ai caselli, sul lungomare e in qualsiasi luogo sia «desiderabile» in giorni normali evadere per godersi il sole e l’aria aperta, è solo l’antipasto di quello che ci aspetta ancora nelle prossime tre settimane. Per intenderci, non è neppure scontato che da queste parti rivedremo aprire le librerie fin da subito (se ne sta discutendo), mentre è certo che i bagnini non potranno effettuare i lavori di manutenzione in spiaggia (ma è probabile che la misura venga estesa alle altre province della Romagna).
Il prefetto Camporota elogia l’atteggiamento responsabile delle imprese e dei cittadini, al netto di qualche comportamento superficiale come quello di chi «è stato sorpreso in costume in spiaggia». E li invita a «tenere duro per non compromettere i sacrifici fatti finora». Restare a casa è un obbligo che va al di là dei divieti. Non ci saranno sconti «per il rispetto dovuto ai tanti che si attengono alle regole e perché i controlli odierni dovranno avere un effetto deterrente e di “rimbalzo” anche per le settimane a venire: il periodo più difficile e a rischio, tra il 25 aprile e il primo maggio. Ci sarà uno spiegamento di forze eccezionale».
È una minaccia o un avvertimento?
«No, piuttosto un invito alla resistenza, al sacrificio civile. Non è per paura che si resta a casa, ma perché la mia libertà incide su quella degli altri. Voglio bene a me stesso e rispetto il prossimo. Il metodo migliore per frenare i contagi».
Si teme il peggio per i prossimi due giorni?
«Ho fiducia nel senso di responsabilità, prima ancora che nei varchi e nei posti blocco. Il regalo più grande che possiamo fare a noi stessi, ai nostri familiari lontani, agli amici, è stare ognuno per conto proprio. Non dobbiamo vanificare i sacrifici fatti finora: gli ultimi dati sanitari sono incoraggianti, soprattutto per la provincia di Rimini che ha sopportato, ed è destinata a sopportare maggiori restrizioni rispetto ad altri territori. Dal 31 marzo al 9 aprile l’incremento dei contagi è del 16 per cento, rispetto al 32 per cento dell’Emilia-Romagna e del 35,8 per cento nazionale. Siamo sulla buona strada, ma nella condizione di un atleta che si prepara alla gara o dello studente prima dell’esame. Senza la stretta finale, non si raggiunge l’obiettivo. E stavolta lo si raggiunge tutti insieme».
Si può chiedere agli imprenditori, e ai lavoratori, altre tre settimane di blocco?
«Qui le imprese stanno pagando un pegno più alto e, come detto, valuteremo bene i prossimi passi guardando l’evolversi della situazione. Si tratta di regole che abbiamo condiviso con gli imprenditori, si sono dimostrati consapevoli che era l’unico modo efficace per contenere gli spostamenti. Da loro è arrivato l’invito a tenere duro, con la determinazione di chi vuole ripartire al meglio. Ora colgo segnali di stanchezza, ma sapremo ascoltare, come detto, le loro istanze, quelle delle grandi aziende che scontano la concorrenza internazionale così come quelle di chi non riesce più a fare la spesa. Ci vuole cautela. Di certo, qui sono aperte meno attività che altrove».
Le aziende complessivamente in “deroga” sono 850, per la metà servizi essenziali, il 18 per cento della filiera sanitaria e farmaceutica e il 22 per cento legato a quella agroalimentare. Quelle che hanno dichiarato una riconversione in produzione di mascherine sono invece una quindicina, la maggior parte di abbigliamento, ma ce n’è anche una di avvolgibili e altre del settore sanitario. Anche nei confronti delle attività le verifiche sono serrate, sebbene ovviamente a campione. «Crediamo molto nel controllo, inteso come deterrenza, al di là dell’aspetto sanzionatorio: le aziende sospese finora sono state settanta».
La lista delle riaperture previste dal governo centrale non varrà per Rimini, anche se qualche allargamento nelle maglie delle restrizioni si dovrà pure prevedere. È il caso ad esempio dei supermercati che, con ogni probabilità, avranno la possibilità di tenere aperto di domenica. «Da noi le regole sono e resteranno diverse». Se ne saprà di più nelle prossime ore.
In attesa di rimpinguare la conta degli indisciplinati c’è la stima dei controlli effettuati dalle forze dell’ordine dall’1 al 9 aprile: 12.638 persone controllate, 240 sanzionate, nove denunciate (due per false attestazioni), 9294 autocertificazioni raccolte e da vagliare. La sola Guardia di finanza nello stesso periodo ha invece controllato 2178 persone, 86 sanzionate, e 1661 attività commerciali, dieci delle quali sanzionate (quattro delle quali proposte per la chiusura).
Si può dire che ormai ci stiamo mettendo l’emergenza, almeno quella sanitaria, alle spalle?
«Non ancora: in questo periodo si è riscoperto il valore dei medici, e anche mio marito è medico. Ascolto le loro indicazioni come quelli degli scienziati che ci invitano alla prudenza e a non cantare vittoria prima del tempo. Serve un ultimo, decisivo, sforzo».
Come trascorrerà la Pasqua?
«Ero qui a Natale e a Capodanno, la trascorrerò per larga parte in ufficio. Dovrò trasmettere al ministero i numeri delle verifiche e delle comunicazioni. Farò gli auguri ai miei familiari via Skype: qui sono sola e non li vedo dall’inizio delle restrizioni, mi rilasserò con una buona lettura. Con i miei collaboratori condivideremo un caffè e un po’ di pastiera. Ho il privilegio di potermi affacciare dalla finestra ad ammirare il Tempio Malatestiano. Una bella consolazione. In un modo o nell’altro siamo tutti chiamati a delle rinunce, insieme ce la faremo».

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