Coronavirus Ravenna, in un mese morte 109 persone

Ogni settimana, quando l’Ausl aggiorna il report con i freddi numeri della seconda ondata di coronavirus a Ravenna e in Romagna, tocca fare due volte la sottrazione perché ci si stenta quasi a credere. Eppure è così: in poco più di un mese sono morte 109 persone. I decessi totali in provincia il 25 ottobre scorso erano 87. Il 29 novembre, data in cui l’azienda sanitaria fissa la fotografia degli ultimi dati, i morti per coronavirus erano diventati nel frattempo 196. L’incremento relativo segna un +125% e vale la pena confrontarlo con il resto degli ambiti dell’Ausl Romagna per capirne la gravità: a Rimini si è passati nello stesso periodo da 242 a 327 decessi (+35%); a Forlì da 111 a 132 (+19%); a Cesena da 81 a 102 (+25%). Percentuali nemmeno paragonabili a quelle ravennati, con numeri che peraltro continuano a salire: dopo i 14 di ieri altri 10 morti comunicati ieri (una 82enne di Russi; una 89enne e una 81enne di Alfonsine; una 86enne di Castel Bolognese; una 83enne, una 92enne che era in una casa di riposo e una novantenne di Ravenna; un 71enne di Faenza; una 97enne di Lugo; una 66enne di Bagnacavallo). Il numero di decessi resterà probabilmente molto alto anche a dicembre e l’onda lunga potrebbe arrivare a gennaio, visto che a novembre si sono registrati cinquemila casi e la “curva” dei decessi solitamente arriva al picco un paio di settimane dopo quella dei contagi.

Numeri da “livello rosso”

Già, il picco. Chi sperava di aver imboccato la discesa con i dati di martedì (141 casi) è rimasto deluso da quelli di ieri con i contagi in netta risalita: registrati infatti 186 contagi in provincia che portano il totale di inizio epidemia a 8.387. Si alza anche la percentuale di positivi su tamponi eseguiti è pari al 12,36%. La discesa insomma è lontana dall’essere imboccata anche se il report settimanale mostra alcuni segni positivi: innanzitutto si ferma la crescita della percentuale di incidenza dei nuovi casi sui sette giorni sembra finalmente essersi fermata. A Ravenna si sono registrati 33,62 casi ogni diecimila abitanti (la settimana prima il dato era pari a 33,78). La percentuale di asintomatici è pari al 51%, segno di un sistema di tracciamento ancora in grado di circoscrivere i focolai. I ricoverati ieri erano 6, le persone in terapia intensiva erano 12. L’Ausl sottolinea come il sistema degli ospedali romagnolo abbia ormai superato anche il livello “rosso”: al 29 novembre i ricoverati erano 548 ma con numeri in calo sulle terapie intensive. .

Una positività è stata riscontrata al centro di accoglienza straordinario di via Manzonia Barbiano. Il 14 novembre il primo positivo, che è stato spostato in un Covid hospital, mentre gli altri migranti di Barbiano sono stati sottoposti a tampone e da questo screening sono emerse ulteriori positività in soggetti completamente asintomatici. Anche loro sono stati trasferiti negli alberghi per trascorrere il periodo di quarantena previsto per poi essere spostati temporaneamente a Budrio, in un’altra struttura, dopo essersi negativizzati. «La situazione – dice il sindaco di Cotignola Luca Piovaccari - è̀ sotto controllo e la sua evoluzione è̀ costantemente monitorata dal gestore del centro, in stretta collaborazione con l'Ausl e la Prefettura (titolare dell'assegnazione di queste attività di accoglienza)» .Continuano ad esserci alcuni casi anche nelle scuole, anche se i focolai sono molti meno da quando è stata decisa la didattica a distanza per le scuole superiori: un allievo positivo all’elementare Berti di Bagnacavallo, uno alle scuole medie Oriani di Alfonsine (già annunciato nei giorni scorsi dal sindaco Riccardo Graziani) e un altro alla Salvo D’Acquisto di Lugo. In tutti i casi sono stati disposti i tamponi per i compagni di classe dei ragazzi che si sono positivizzati.

All’ospedale di Ravenna è morto poi nella serata di mercoledì don Giuseppe Giacomoni (nella foto), aveva 95 anni, era originario di Russi, ed era stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1953. Da anni si trovava nella struttura di Santa Teresa dopo un lungo ministero sacerdotale svolto anzitutto come membro della famiglia salesiana. Ma il suo nome, nel Cesenate, è legato anche a fatti di cronaca che sconvolsero quel territorio. Nel 2006 fu infatti arrestato nell’ambito di una indagine sulla pedo pornografia e su un giro di sfruttamento della prostituzione con dei minori coinvolti. Giacomoni venne condannato in via definitiva nel novembre del 2009, quando la Cassazione aveva reso definitiva la sentenza a suo carico con riduzione della pena da 8 anni a 6 anni e ed 8 mesi. Giacomoni era a quei tempi guida spirituale dell’associazione Arcobaleno.

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