Coronavirus Ravenna, avvocati in carcere con la mascherina

RAVENNA. Le attività interne restano al momento sospese, mentre da ieri sono ripresi i colloqui tra detenuti e familiari, anche se contingentando le visite a un parente alla volta. E, già dalla scorsa settimana, gli avvocati che si recano a parlare con i clienti reclusi devono avere la mascherina.

Anche la casa circondariale di via Port’Aurea a Ravenna fa i conti con l’emergenza coronavirus che ha imposto restrizioni sulle modalità di accesso dall’esterno. Al momento la situazione sanitaria interna alla struttura penitenziaria è sotto controllo e finora non sono stati ravvisati casi sospetti. Ma per evitare che il virus possa varcare le soglie del carcere, la direzione ha adottato una serie di misure preventive. Dal momento in cui il contagio si è diffuso tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono state interrotte le attività interne (sospensione che al momento è stata prorogata all’8 marzo in attesa di nuove ulteriori decisioni), così come le visite dei familiari, prima del via libera alla ripresa di ieri anche se con modalità e solo con colloqui individuali per evitare la possibile trasmissione del virus.

Di fronte alla necessità di garantire il diritto alla difesa, non sono state ovviamente previste limitazioni alle visite degli avvocati, invitati però a premunirsi delle mascherine (che in caso di mancata disponibilità sono state fornite dall’amministrazione carceraria) e a sottoscrivere all’ingresso una dichiarazione in cui autocertificano che né dal punto di vista epidemiologico né dal punto di vista sanitario presentano sintomi sospetti al momento dei colloqui.

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