Coronavirus: la psicosi colpisce pure i ristoratori italiani di Ravenna

Ravenna

RAVENNA. Il coronavirus ha colpito i ristoranti cinesi e giapponesi ravennati, ma non in senso letterale. La viralità del problema, infatti, ha pesanti ripercussioni economiche, come spiega Marco Morani, titolare di Hobo Restaurant. «Nelle ultime settimane – dichiara l’imprenditore – sia il numero di coperti durante le serate che le vendite take away o a domicilio sono calate sensibilmente. Siamo stati costretti a pubblicare un post su Instagram e Facebook rassicurando le persone e dicendo loro che venire a cena da noi non comporta alcun rischio. Questo allarmismo è assolutamente ingiustificato e lede solamente le attività come la nostra. I nostri prodotti – continua – sono tutti di provenienza europea, continuamente sottoposti ai dovuti controlli e sempre freschi. Noi, poi, siamo tutti italiani, ma questo non vuol dire nulla: anche i nostri colleghi di origine cinese vivono qui e non credo tornino nel loro paese natale ogni mese, soprattutto se hanno un ristorante da gestire. Questa fobia generalizzata e con poco fondamento – riassume – può solo nuocere all’immagine di persone che lavorano bene».

Le lamentele sul fenomeno, però, non arrivano solamente da cittadini italiani che hanno adottato lo stile culinario orientale per il loro locale: anche la comunità cinese stessa riporta una drastica differenza negli incassi, che oltre ai riguarda il settore dei bar e dei negozi.
«Personalmente – asserisce Riccardo Ricci Petitoni – parlando anche come consumatore, non ho percepito un evidente allarmismo. È anche vero, però, che un ristoratore si accorge sicuramente in maniera più puntuale del trend degli affari, essendo direttamente interessato dalla questione e potendo fornire dati precisi. Tuttavia, la realtà imprenditoriale cinese rimane molto riservata, non contiamo molti associati nel nostro gruppo e, comunque, la problematica è ancora “agli albori”, non vi è ancora stato modo di raccogliere elementi sufficienti per elaborare una statistica. C’è da dire, infine, che la patologia non si trasmette attraverso il cibo e che chiunque a Ravenna mandi avanti un esercizio, qualunque esso sia, è residente in città o nel circondario. Consigliamo quindi “sangue freddo” e ragionevolezza, senza paura di pericoli estremamente remoti o persino inesistenti».

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