Coronavirus: proteste dal mondo delle palestre di Cesena

Cesena

«Ci hanno chiuso senza chiuderci». Così Enrico Magnani, della palestra “Corpus”, sintetizza il Dpcm firmato da Giuseppe Conte domenica scorsa. È bastato infatti l’ultimatum che durante la conferenza stampa ha dato a palestre e piscine per danneggiarle.

Palestre vuote

«Dopo mesi in cui sembrava che si fossero dimenticati anche dell’esistenza delle palestre - afferma Magnani - da qualche settimana sono tornati a minacciare chiusure. Il nostro è un servizio in abbonamento e nessuno lo fa o lo rinnova col rischio di non poterne usufruire. E piuttosto che fare gli ingressi singoli, scelgono le palestre low-cost, che ormai sono arrivate anche a Cesena. Avevamo già cominciato a notare un calo, ma dopo le parole di domenica la palestra si è svuotata. Ho fatto una settimana incassando zero euro».

Stop inaspettato

Una nuova e dolorosa battuta di arresto è arrivata quando si cominciava a sperare di potersi risollevare: «Siamo ripartiti con grande fatica a luglio - commenta Filippo Cavalieri, della palestra “Il Corpo” - andando anche oltre quanto previsto dal protocollo. Alla prevista sanificazione quotidiana, che facciamo da trent’anni, abbiamo aggiunto le sanificazioni dopo ogni turno: facciamo uscire tutti e con lo ionizzatore a ultravioletti sanifichiamo tutto, dalle macchine agli armadietti. Anche se è da marzo che sono senza stipendio, ogni mese stava andando un pelino meglio del precedente, fino alla dichiarazione “geniale” fatta domenica dal capo del Governo. Con una dichiarazione del genere non hai bisogno del lockdown: così sono riusciti a svuotare le palestre e a farci continuare a pagare le tasse. E dire che ormai lo sanno tutti che l’attività sportiva è importante per migliorare le difese immunitarie». Dura la critica di Cavalieri anche nei confronti dell’amministrazione comunale di Cesena: «Hanno fatto un sacco di promesse, sembrava che il progetto “Green city” dovesse essere la soluzione, e invece le possibilità erano limitatissime: impossibile lavorare a quelle condizioni».

Preoccupazione e incertezza

«Aspettavamo questi mesi per quantificare il danno - spiega ancora Magnani - L’estate è sempre un periodo di magra, ma tanti dopo il lockdown non sono tornati, non hanno riscattato i voucher e gli abbonamenti non sono stati riattivati. Non so nemmeno dire se sia per paura o perché la gente ha cambiato vita. Faccio anche fatica a immaginare soluzioni per uscire da questa situazione, se non quella di riuscire a far passare il messaggio che mai quanto ora l’attività sportiva è importante. Io credo che nessuno nelle palestre tema i controlli: i protocolli sono rispettati, sono regole a cui eravamo già abituati, abbiamo aumentato le distanze, introdotto le prenotazioni. Ci stanno facendo chiudere, nonostante anche il comitato scientifico abbia ammesso che non si sono stati focolai nelle palestre. Questa situazione - conclude Magnani - preoccupa non poco anche chi è alle prese con un percorso riabilitativo: noi abbiamo clienti post-oncologici, persone che si stanno riprendendo da interventi, e sono percorsi che non si fanno a casa da soli».

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