Coronavirus, 6 milioni di mascherine per l'Ausl Romagna

RAVENNA. L’Ausl Romagna ha appena siglato un accordo con un’azienda romagnola per la fornitura di un totale di sei milioni di mascherine facciali. Cinquecentomila arriveranno entro i prossimi 12 giorni. L’accordo quadro siglato con l’azienda - che ha una consolidata esperienza nell’import export - però prevede di arrivare a poco più di sei milioni di dispositivi di protezione individuale nelle prossime settimane. Non si tratta delle cosiddette mascherine “a conchiglia” (quelle con la sigla FFP e il filtro antipolvere) ma di presidi di protezione a tre veli che garantiscono comunque un‘ottima protezione (al 99 per cento, secondo i test) e sono comunque importanti per evitare di diffondere la malattia.

L’allarme dell’Ausl
«L’acquisto dei dispositivi di protezione individuale – scrive l’Ausl nel documento che entra nei dettagli dell’accordo – ed in particolare delle mascherine facciali rappresenta un problema avente rilevanza di carattere mondiale anche a causa della chiusura da parte di molti stati esteri dell’esportazione di dispositivi di protezione e medicali». Da Pievesistina hanno dato l’okay all’acquisto delle mascherine che sono marchiate CE. A chiedere una fornitura massiccia di mascherine sono non soltanto i professionisti della sanità ma anche chi lavora nelle strutture per anziani e disabili e le imprese di pulizia.

Coop di pulizia preoccupate
L’associazione nazionale e l’alleanza della Cooperative in una nota stampa aveva già sottolineato il 12 marzo che «le nostre imprese pur attivandosi tempestivamente negli ordinativi DPI si trovano con gli ordini bloccati e impossibilitate a rifornire i propri dipendenti». Più direttamente una cooperativa di servizi romagnola, che si occupa proprio delle pulizia all’interno dell’azienda sanitaria, ha scritto all’Ausl e al prefetto sul tema. Lo scorso 16 marzo la lettera della cooperativa sottolineava come i lavoratori, vedendo il personale sanitario indossare le mascherine, divengono «maggiormente suscettibili di dubbi, paure e angosce». Tanto che qualcuno aveva minacciato l’asensione del lavoro nel caso dovessero venire meno i dispositivi di protezione. Al momento l’azienda è in grado di dotare il personale delle mascherine ma, vista la difficoltà di reperimento, non è detto che in futuro sia ancora in questa situazione. «Gli ordinativi risultano al momento bloccati per ragioni a noi non note». Verrebbe così ad essere a rischio uno dei servizi essenziali degli ospedali: la pulizia e la sanificazione degli ambienti. L’Ausl ha insomma diversi fronti aperti che suggeriscono l’urgenza di acquistare le mascherine. Si è scelto, per ragioni di rapidità e di flessibilità, di rivolgersi ad un unico operatore economico con una comprovata esperienza in materia di import export.

La clausola anti-speculazione
L’accordo quadro è stato siglato nei giorni scorsi. Ogni mascherina viene venduta ad un prezzo del trenta per cento inferiore a quello di mercato. Ogni settimana dovrebbe arrivare all’Ausl un lotto da mezzo milione di presidi di protezione, fino ad un totale - appunto - di sei milioni. Molto interessante il punto del contratto in cui si esclude ogni tipo di speculazione: qualora la richiesta a livello mondiale dei dispositivi in oggetto dovesse aumentare e comportare un comportare un conseguente aumento del costo di approvvigionamento per il fornitore, lo stesso si farà carico di tale aumento senza la possibilità di vantare nei confronti dell’Ausl alcuna maggiorazione di prezzo. Viceversa, se la richiesta a livello mondiale dei dispositivi in oggetto dovesse diminuire e comportare una conseguente diminuzione del costo di approvvigionamento per il fornitore, lo stesso si impegna «in un’ottica di leale collaborazione e supporto dell’azienda sanitaria locale si impegna ad adeguare la riduzione di prezzo» alle mascherine.

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