Coronavirus, come riconoscersi tra chi non ha memoria

di Francesca Vaienti*
RIMINI. I risultati ottenuti nelle settimane precedenti ci hanno reso audaci! Sulla scia dell’entusiasmo, abbiamo pensato di coinvolgere in un’unica videochiamata più persone con problemi di memoria, fra quelle che frequentavano il Centro d’Incontro di Rimini, e di rimanere in attesa… La prima volta è stata una carica di energia che ci ha spinto a proseguire! Innanzitutto abbiamo pensato di far “incontrare” degli amici: persone che al centro avevano stretto amicizia o che amavano conversare e sedersi vicine, spontaneamente. Abbiamo pensato che avrebbero avuto memoria gli uni degli altri e piacere di stare insieme. Così è stato. Quando Carlo ha visto Armando ha spalancato gli occhi in un enorme sorriso! Si vedeva che erano contenti di “incontrarsi” di nuovo, anche se in modo insolito. «Com’è… che te che sei là, vedi me… che sono al mare?» sono state le parole di Armando dopo un po’ che i due conversavano (Armando ricordava che Carlo veniva da un paese lontano da Rimini. Inoltre era più sciolto del solito nonostante le sue difficoltà di linguaggio). In un istante la straordinarietà del contatto, la vicinanza e complicità di chi possiede lo stesso umorismo avevano ricreato l’atmosfera del Centro e reso tutto più facile, mettendo in secondo piano le difficoltà di memoria. Almeno per un po’… È stato un momento veramente emozionante (anche per le mogli che sedevano accanto) rendendoci, a nostra insaputa, osservatori privilegiati di un delicato contatto…
Anche per altri amici c’è stata la stessa sintonia. Appena Francesco ha visto Stefano ha esordito con sicurezza: «Ciao amico… Lo conosco, è uno che canta bene… Che cantiamo dopo?… Te sei Gino Paoli» (sottolineando la forte somiglianza di Stefano con il cantante, come faceva spesso al Centro quando cantavano insieme).
Dovete sapere che Francesco è uno straordinario improvvisatore e che nei suoi tre alberghi intratteneva i villeggianti con un ricco repertorio (pure al Centro!) per cui è stato particolarmente piacevole ritrovare la sua esuberanza e notare che questa si riaccendeva pian piano che nasceva l’incontro.
Di fatto Stefano è sembrato visibilmente colpito dalle parole di Francesco come se si fosse ritrovato, di colpo, insieme a lui al centro. E anche dopo, ci ha riferito la figlia, è rimasto a lungo meravigliato (ma guarda che lavoro adesso che si vede con questi telefoni!). È proprio vero, ricordarsi le cose è come fare un puzzle a più mani dove ognuno ci mette il suo pezzo…
Ecco, vedi? È successo di nuovo, abbiamo fatto un’altra scoperta! Abbiamo capito, durante una riunione on line tra gli operatori del Centro, che la videochiamata non è una semplice telefonata che si fa per salutarsi o sapere come va, ma è, di fatto, un modo per stare insieme. Un modo per ritrovarsi nello stesso spazio e condividerlo, anche se a distanza. Per sentirsi vicini, conversare, sedersi l’uno accanto all’altro. Certamente con competenza e sensibilità. In sostanza, ci siamo ritrovati senza saperlo al Centro d’Incontro di Rimini, quello in via Pascoli… come siamo soliti chiamarlo tra noi. Da qui, il passo è stato breve. Perché non creare, con le videochiamate, appuntamenti fissi per piccoli gruppi di persone (non più di due) in cui possano stare insieme come facevano al Centro? Ma questa è un’altra puntata…
*psicologa (3-continua)

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