Coronavirus, l'appello della Regione: se avete sintomi non andate al Pronto soccorso

Ravenna

Il Coronavirus ha fatto la sua comparsa in Lombardia a pochi chilometri dai confini con l’Emilia Romagna. Tre paesi – Codogno, Castiglione e Casalpusterlengo – sono stati messi in quarantena con la chiusura di scuole e uffici comunali. In isolamento nel reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale di Piacenza c’è una paziente, sintomatica, collega del paziente zero all’Unilever di Lodi. Uno scenario, che fino a ieri sembrava lontano migliaia di chilometri, irrompe a due ore di macchina da Ravenna.
Le raccomandazioni della Regione
L’assessore regionale alla Sanità dell’Emilia Romagna, Sergio Venturi, ha emesso ieri una raccomandazione ufficiale: in caso di sintomatologia collegabile al Coronavirus (febbre e sintomi respiratori), i cittadini non devono accedere direttamente alle strutture di Pronto Soccorso, ma contattare il proprio medico di medicina generale o il numero di emergenza 118.
«L’indicazione è assolutamente giusta – commenta il presidente dell’Ordine dei medici di Ravenna, Stefano Falcinelli –: è una misura eccezionale e di sicuro l’applicazione non sarà semplice ma ritengo che in questo momento sia la cosa più saggia da fare. Andando indietro con la memoria non ricordo un simile provvedimento, ma è doveroso».
Le misure
L’emergenza viene gestita in pieno raccordo tra ministero della Salute, Protezione civile, Regioni Lombardia ed Emilia-Romagna e Aziende sanitarie. Anche all’Ausl Romagna si stanno attrezzando: si potrebbe ricorrere a prestazioni aggiuntive di medici e infermieri per fare fronte a ogni eventualità. Da fonti interne si apprende che il personale è stato allertato ed è stato alzato il livello di attenzione.
Falcinelli segue l’evolvere della situazione: «La notizia di Lodi cambia notevolmente la prospettiva da cui analizziamo la diffusione del Coronavirus. In questo momento, dalle risultanze di tutte le pubblicazioni scientifiche di cui siamo in possesso, possiamo dire che l’unica misura per arginare il virus è la quarantena. È il metodo più antico ma ancora quello più efficace. Non abbiamo un vaccino e non sappiamo quando riusciremo a produrlo. Non abbiamo informazioni certe sul periodo di incubazione e non sappiamo se un paziente asintomatico può essere contagioso. In questo momento non abbiamo certezze. Il virus sembra non avere un’alta mortalità, ma è altamente contagioso e ha una forte capacità di raggiungere gli alveoli dei polmoni, producendo così insufficienza respiratoria».
I fatti delle ultime ore potrebbero a breve cambiare i protocolli per medici e infermieri che rischiano di trovarsi di fronte pazienti colpiti dal Coronavirus: «Mi ricordo che ai tempi della Sars, la Regione fornì mascherine e occhiali ai medici per le visite – conclude Falcinelli –. Se sorgeranno nuovi casi credo che dovremo prendere in considerazione anche noi l’eventualità».

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