Conselice. Maltrattamenti a scuola: “Maestra era in cura al Sert”

Stava cercando di disintossicarsi da anni. Lo aveva chiesto lei, rivolgendosi al Sert di Lugo. La cura: metadone e antidepressivi. In quello stesso periodo, tuttavia, non aveva smesso di lavorare come maestra in una scuola materna, nella quale nessuno, né colleghi di lavoro né i genitori dei bimbi della sua classe, pare sapessero dei problemi di tossicodipendenza di cui soffriva. Un disagio, quello di un’insegnante 58enne, all’epoca in servizio a Conselice, che è emerso solo con l’indagine che ha portato al processo per maltrattamenti.

In cura durante le lezioni

Il percorso terapeutico affrontato dalla maestra dal dicembre 2017 al febbraio del 2019 è stato descritto dal medico psichiatra del Sert, Paola Avveduti. «La paziente faceva controlli urinari – ha aggiunto la dottoressa –, e occasionalmente si riscontravano delle positività tali da imporre un aggiustamento della terapia».

Al servizio per le tossicodipendenze, la donna, sarebbe nota almeno da 21 anni; negli ultimi 3 erano stati numerosi i controlli ai quali si era sottoposta per verificare l’eventuale assunzione di droghe. E i riscontri erano stati puntuali: nell’arco di quasi due anni c’era stato solamente un mese in cui i controlli avevano dato esiti negativi. Le analisi di tutti gli altri mesi avevano fatto emergere costanti assunzioni di oppiacei, cocaina e cannabis.

L’indagine

All’insegnante, tutelata dall’avvocato Gianluca Vichi, era stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nel 2019, dopo l’inchiesta partita dalla denuncia sporta da alcuni genitori a metà dicembre del 2017. Tre bambini avevano raccontato alle famiglie di avere visto la maestra dare una “testolata” a una compagna di classe, prendendole la testa con una mano e sbattendogliela contro un piano. Da quella segnalazione erano state posizionate le telecamere nell’aula senza individuare particolari scene di violenza. Era però stato un successivo episodio a portare gli inquirenti a una più approfondita verifica dei filmati. Con l’inizio dell’anno scolastico 2018 erano giunte nuove denunce da parte di altri genitori, riportando le telecamere all’interno della scuola. Così, alla fine i minori individuati come parti offese erano saliti a 11 (alcuni genitori hanno deciso di rivolgersi ai legali Francesca Filippucci e Gian Luigi Manaresi, costituendosi parte civile).

Controllata tenendo le porte aperte

Quei comportamenti denunciati, tuttavia, non sarebbero mai stati osservati né dal reggente dell’istituto scolastico dell’epoca, Gennaro Zinno, né dalla dirigente Daniela Geminiani. Ieri, chiamati a deporre davanti al giudice Cristiano Coiro, hanno risposto alle domande del sostituto procuratore Silvia Ziniti. All’epoca – hanno confermato entrambi – ci furono lamentele su presunte urla in classe. Quando il reggente chiamò l’insegnante per un confronto, «lei, che era anche coordinatrice di plesso, disse che era un periodo molto brutto», associandolo a un lutto in famiglia e «dicendo che l’anno successivo si sarebbe dedicata solo all’insegnamento». La maestra, ha spiegato l’ex dirigente, «aveva una voce portentosa. Alle prime rimostranze dei genitori dissi di tenere la porta aperta e aumentai gli orari di compresenza con un insegnante di sostegno».

«Idonea all’insegnamento»

Eppure, secondo quanto trapelato, nonostante le cure al Sert, le visite dell’insegnante non avevano destato preoccupazione sulla sua idoneità all’insegnamento. Ai medici era parsa ben integrata con il contesto sociale e appassionata verso la propria professione. La valutazione ne aveva fornito un ritratto non allarmante, escludendo anche il pericolo di crisi d’astinenza durante le ore di servizio.

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