Confesercenti Forlì: "Troppe decisioni incongrue per le attività"

Forlì

In una nota, Confesercenti di Forlì sottolinea l'inadeguatezza delle misure del Governo. "Nessuno può trascurare di considerare la gravità della situazione e l’esigenza di porre in essere tutte le iniziative idonee per contenere la pandemia di COVID, ma non di meno si può sottacere l’’assoluta incongruità di talune decisioni che vanno reiterandosi nei vari interventi a livello nazionale ed anche a livello regionale. Punti di vendita inseriti in centri commerciali, gallerie commerciali, parchi commerciali ed altre strutture ad essi assimilabili che dovranno stare chiusi 13 giorni a dicembre. In sostanza vengono penalizzate le realtà dove è più facile controllare il flusso dei clienti e che, come nel nostro caso, poiché collocate in zona arancione non hanno diritto ai ristori. Una decisione insensata che va cambiata perché introduce un elemento distorsivo della concorrenza e per il quale Confesercenti presenterà immediatamente istanza di ricorso al TAR.

Dettami con effetti drammatici per tutto il canale Ho.Re.Ca(Hôtellerie, Restaurant e Café) che raggruppa tutti gli esercizi pubblici preposti alla preparazione e alla somministrazione di alimenti e bevande: imprese che, di fronte alle restrizioni alle attività previste fino al prossimo 15 gennaio ed in occasione delle festività natalizie ed alla scarsità di ristori per le perdite subite o, per alcune categorie, alla loro totale mancanza, rischiano di scomparire. Settori come quello dei fieristi che non lavorano da mesi e che restano ancora al palo.

A questo punto occorrono scelte chiare sulla base delle richieste più volte avanzate da Confesercenti: riduzione delle tasse locali, a partire dalla TARI, moratoria sui mutui per almeno tutto il 2021, contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso e costo zero restituibili in periodi medio-lungo, ristori sulla perdita del fatturato che allarghino il campo e comprendano pienamente i settori più penalizzati e tra questi anche il settore della distribuzione grossista, finora escluso da tutti i provvedimenti. In questo contesto e poiché, per quanto risulta a Confesercenti solo un registratore di cassa su tre è ‘attrezzato’ per partecipare alla lotteria dello scontrino partire già a gennaio vorrebbe dire escludere migliaia di attività del commercio, della ristorazione e dei servizi che, anche per l’emergenza Covid, non hanno avuto la possibilità di rinnovare il registratore di cassa o procedere all’adeguamento del vecchio. Confesercenti chiede di rivedere le tempistiche, spostando il termine di almeno sei mesi.  

L’emergenza Covid ha avuto un impatto pesantissimo soprattutto sulle imprese di vicinato. Tra chiusure forzate, fatturati azzerati e futuro incerto, molte attività non hanno ancora potuto completare gli investimenti necessari a partecipare alla Lotteria dello Scontrino. Anche perché il solo adeguamento dei registratori di cassa costerà alle imprese su scala Italia, circa 400 milioni di euro: una cifra difficile da sostenere in questo momento, con la prospettiva di un Natale sotto le attese o addirittura di stop del lavoro per via delle regole di contenimento della pandemia. Per Confesercenti è chiaro che non ci siano le condizioni per far partire la Lotteria già a gennaio: farlo vorrebbe dire escludere dalle vincite migliaia di consumatori e piccoli esercenti.

Anche le regole della lotteria, per la Confesercenti, vanno ricalibrate: attualmente, il meccanismo di vincita è squilibrato, perché garantisce più possibilità di vittoria a chi emette più scontrini. Un vantaggio evidente per i giganti della grande distribuzione rispetto ai piccoli esercenti, ed un ennesimo elemento distorsivo della concorrenza. Andrebbe ripensato anche il cashback: in teoria è un’opportunità di risparmio per i risparmiatori, ma tra cashback, supercashback e procedure d’accesso via smartphone, però, lo strumento è di non immediata comprensione e rischia di essere utilizzato solo dagli utenti più smart. Allo stesso tempo, le infrastrutture per rendere più agevoli i pagamenti elettronici – a partire da banda larga e terminali per pagamenti contactless – sono ancora gravemente insufficienti. Così si rischia l’insuccesso dell’iniziativa: forse sarebbe stato meglio prima investire in un’accelerazione del processo di digitalizzazione del Paese, per rendere il cashback più efficace. Occorre che le esigenze del settore vengano senza indugi prese in considerazione e producano effetti concreti pena il rischio oramai incombente di chiusura per molte imprese anche nel nostro territorio".

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