Confcommercio: "Rivedere orari di chiusura dei locali in arancione"

Ravenna

Una differenziazione dei divieti previsti per bar e ristoranti in base alla colorazione delle Regioni. Con una lettera inviata alla Fipe nazionale, il presidente della Confcommercio provinciale di Ravenna, Mauro Mambelli, si fa portavoce di una proposta di modifica delle restrizioni per bar e ristoranti a livello nazionale per la zona arancione. “Le enormi difficoltà che stanno attraversando i pubblici esercizi e le prolungate restrizioni a cui sono sottoposti i nostri bar e ristoranti stanno determinando un clima di profonda preoccupazione per i prossimi mesi, molti non vedono più quella tenue luce in fondo al tunnel. Purtroppo, siamo anche consapevoli che, se la situazione non migliorerà, obiettivo auspicabile da tutti ma difficilmente raggiungibile in tempi brevi; per questo – scrive Mambelli -occorrono proposte che siano in grado di garantire un minimo di operatività delle nostre aziende. A questo proposito, sarebbe opportuno proporre come Fipe, una differenziazione dei divieti previsti per bar e ristoranti in base alla colorazione delle regioni. Oggi per il locali che si trovano in zona arancione o rossa non cambiano sostanzialmente le regole, mentre sarebbero opportuni divieti graduali in base alla colorazione”. Da qui la proposta: lasciando inalterate le regole per la zona gialla (apertura tutti i giorni fino alle 18.00 con asporto fino alle 22.00 e delivery sempre) e rossa (chiusura totale con asporto fino alle 22 e delivery sempre), per la zona arancione Mambelli suggerisce l'apertura fino alle 15.00, con asporto fino alle 22.00 e delivery sempre oltre alla chiusura nei festivi e prefestivi. In questo modo, fa presente, verrebbe salvata la “pausa pranzo”. “La proposta di apertura fino alle 15.00 in zona arancione consentirebbe a tutti i pubblici esercizi di continuare l’attività, anche se in misura ridotta, anche a supporto di quanti lavorano. Credo sia importante far passare questa logica, cioè la gradualità delle restrizioni per i pubblici esercizi per poter dare un mimino di ossigeno alle nostre attività e consentire, seppur con enormi cali di fatturato, di poter restare sul mercato e continuare a lavorare”.

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