Condanna a 18 mesi per il cane impiccato nell’allevamento lager

Rimini

SAN CLEMENTE. Con l’accusa di uccisione e maltrattamento di animali e macellazione abusiva un allevatore di 57 anni è stato condannato alla pena, non sospesa, di un anno e sei mesi di reclusione (era difeso dall’avvocato Andrea Muratori che preannuncia il ricorso in appello).

Il giudice del tribunale di Rimini Raffaella Ceccarelli lo ha riconosciuto colpevole di tutti i reati dei quali era accusato, a partire dall’impiccagione di un cane. Al momento del controllo all’interno dell’area dell’allevamento, nel comune di San Clemente, le guardie ecozoofile di “Fare ambiente” trovarono la carcassa dell’animale legato a un cancello e con una grossa catena avvolta più volte attorno al collo, le zampe anteriori staccate da terra di mezzo metro. Un altro cane, uno spinone italiano, fu salvato in extremis: era in stato di abbandono e denutrizione; legato alla catena in un box senza copertura, era pelle e ossa, beveva acqua stagnante, ed era incapace di sottrarsi al nugolo di mosche attorno.

Al primo controllo, nel luglio 2015, seguì l’intervento dei carabinieri di Morciano e dei veterinari dell’Ausl. L’area fu posta sotto sequestro (l’imputato ha riottenuto il terreno, ma non gli animali e adesso si guadagna da vivere facendo l’autotrasportatore). In quello che qualcuno definì “allevamento-lager” c’erano animali da cortile, un cavallo ristretto in un box dove non poteva muoversi e un asinello incapace di camminare per l’eccessiva crescita delle unghie di tutti e quattro gli zoccoli. Dal dissotterramento di alcune carcasse di cavallo fu chiaro che le pratiche di macellazione erano poco ortodosse. All’imputato è stata contestata anche l’omessa custodia di due fucili da caccia in una roulotte.

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