Concessioni demaniali. Regione e bagnini: serve un anno in più

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RIMINI. Le concessioni demaniali vengono assegnate tramite gare pubbliche. Lo ha sancito una volta per tutte il consiglio dei ministri di martedì dando il via libera all’emendamento al “Ddl sulla concorrenza”. Un avvio di riforma che ora dovrà attraversare il dibattito parlamentare. Ma? È già corsa contro il tempo perché la scadenza di fine 2023 non è “garanzia di successo”. Regione e Confartigianato imprese demaniali pongono infatti il dubbio che la data sia troppo ravvicinata e potrebbe essere necessario altro tempo, tipo un anno.

Si faccia in fretta

La Regione parla di «buona base» per la riforma delle concessioni balneari, dopo il via libera da parte del consiglio dei ministri. Anche perché il documento contiene in «buona parte i criteri che Regione, Comuni e associazioni di categoria, avevamo individuato come irrinunciabili e imprescindibili», sottolinea l’assessore al turismo Andrea Corsini. Insomma, si tratta di una «buona base di partenza per un primo passo non scontato».

Corsini si riferisce in particolare al riconoscimento del valore aziendale dell’impresa balneare, alla remunerazione degli investimenti realizzati, al riconoscimento dell’esperienza maturata negli ultimi cinque anni nella gestione degli stabilimenti, alla tutela del lavoro, al riconoscimento e alla salvaguardia delle piccole imprese.

Ora, aggiunge, è «fondamentale» ascoltare i territori perché ci «sono alcune correzioni imprescindibili da inserire nel testo per far sì che la norma sia buona e giusta».

Due su tutti: i tempi, perché è «impensabile che entro il 2023 i Comuni facciano le procedure selettive e le specificità». Serve «almeno un anno in più».

Inoltre va «eliminato il frazionamento delle concessioni balneari che, almeno per l’Emilia Romagna, porterebbe a una impraticabilità della norma».

Insomma, «vanno definiti quattro o cinque criteri generali e poi bisogna lasciare ai territori, a Regioni e Comuni, in base alle proprie specificità, la possibilità di attribuire ulteriori punteggi da inserire nei bandi». Per esempio per i servizi collettivi di salvamento e per quelli di pubblica utilità.

“Siamo agitati”

Mauro Vanni è il presidente della Confartigianato imprese demaniali e annuncia subito che la categoria entra in «uno stato di agitazione per battersi sui temi fondamentali».

Più chiaramente? «Abbiamo letto i principi di base, ma ora i decreti attuativi vanno declinati con equilibrio, proprio quello che è mancato in questo provvedimento».

Punto primo. «Il metodo con cui il governo ha emanato questo decreto non ci piace. Esclusi i tecnici, escluse le Regioni, esclusi i sindacati. Non è un caso che manchino aspetti fondamentali».

Anche i tempi non sono secondari. «Nell’emendamento non si leggono novità, né sui bandi né sul termine, che resta fissato al 31 dicembre 2023. Viene quindi mantenuta una scadenza per la predisposizione dei bandi che è certamente un grave problema per le tante amministrazioni che dovranno predisporle».

Ancora meglio. «Andare a evidenza pubblica nel 2024 vuol dire non avere i tempi tecnici per una riassegnazione seria delle concessioni. Il Parlamento dovrà lavorare per riempire di contenuti il decreto e ci vorrà tempo. Poi dovranno lavorare le amministrazioni sul territorio. Non vuole dire che nel 2024 saranno per forza assegnate le concessioni, si può rischiare un vuoto: concessioni scadute e non ancora assegnate».

Il presidente Vanni giudica inoltre «molto grave» l’abrogazione dell’articolo 45 bis del Codice della navigazione, sull’affidamento in gestione dell’attività secondaria. «Il titolare di una concessione dovrà gestirla direttamente», mentre esistono «varie forme societarie, spesso composte da familiari, che l’abrogazione mette fuori gioco e questo provvedimento entra in vigore entro sei mesi».

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