"Spingo io la tua carrozzina": con Mattia e Jean-Marie una storia da film a Lugo

Lugo

“Davvero amici”. Potrebbe essere questo il titolo della versione lughese del successo cinematografico “Quasi amici”, nel quale la complicità tra un disabile e il suo bizzarro badante senegalese si trasforma in un rapporto saturo di confidenza e spensieratezza. Da qualche tempo anche a Lugo capita di imbattersi in una scena simile. Sotto al Pavaglione, così come un po’ in tutta la piazza, il 54enne Jean-Marie, anch’egli senegalese, porta a spasso un ragazzo in carrozzina, ma non è il suo badante o accompagnatore. È un amico, vero e senza quasi. A farsi spingere invece è Mattia Zaccari, 34 anni, nato a Lugo dove continua a vivere assieme ai genitori. Dall’età di soli quattro mesi è affetto da tetraparesi. La loro fotografia, che in molti scrutano con simpatia e tenerezza, è il remake nostrano di quella celebre pellicola, con una sola differenza: i due protagonisti non stanno recitando, è la loro vita, la loro routine.

Laureato in Lettere

Detta così sembrerebbe una delle tante – a dire il vero mai abbastanza – belle storie di integrazione e volontariato. Tuttavia chi è abituato a frequentare il centro avrà notato che a spingere quella carrozzina c’è una persona che a sua volta non deambula perfettamente, anche se lui minimizza. I due, entrambi molto fedeli, si sono conosciuti cinque anni frequentando lo stesso mondo cattolico, ma è solo da due anni che è iniziato questo rapporto che nessuno dei due sa bene come chiamare. «Con l’arrivo del covid ho perso i contatti con i gruppi che frequentavo – racconta Mattia, volontario Unitalsi che negli anni si è laureato in Lettere e può vantare la pubblicazione di quattro libri – ed ero rimasto un po’ solo. Per me era importante, e lo sarà sempre, avere qualcuno al mio fianco, ma non sempre le persone hanno voglia di dedicare del tempo a chi considerano problematico. Un giorno Jean-Marie si è proposto di accompagnarmi a fare un giro, che poi abbiamo ripetuto una volta e una volta ancora. Oggi ci vediamo direi tutti i giorni».

Di professione operaio

L’operaio senegalese, in Italia da oltre una decina d’anni, ogni giorno trova qualche ora da incastrare in mezzo ai turni di lavoro per stare col suo giovane amico. Lo va a prendere da casa e poi girano, chiacchierano un po’ di tutto, vanno a pregare, ma – lo ammettono entrambi sorridendo – deve anche sorbirsi tutti i compleanni e gli onomastici dei personaggi famosi e non che Mattia ogni mattina gli elenca a memoria. «Il tempo per lui lo trovo sempre – spiega Jean-Marie –. Poterlo aiutare o semplicemente essergli di compagnia mi ha fatto comprendere ancora di più il valore della vita e l’importanza della chiesa; tutto questo ogni giorno aumenta la mia fede. Mattia e la sua famiglia sono un po’ anche la mia, e credo che sia così anche per loro». In realtà la sua, moglie e figlie, è in Senegal ad aspettarlo. L’inverno scorso è volato da loro per un periodo, ma ogni giorno scattava una videochiamata con Mattia, che forse un po’ di paura di perderlo ce l’ha. «Io sono contento per loro – replica invece il ragazzo – e la sua famiglia mi conosce e mi vuole bene». Resta il fatto che se si trasferissero tutti a Lugo anche Mattia sarebbe più contento. Certamente invece non è la sua disabilità che lo differenzia, ma la sua spontanea semplicità. Lo dimostra il fatto che quando gli chiediamo qual è il personaggio che vorrebbe conoscere, tira fuori un nome che fa sgranare gli occhi e sorridere: «Pippo Baudo: perché con lui c’era una buona televisione, al contrario della spazzatura di oggi dove tutti urlano e basta».

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