Comunità energetica di imprese made in Imola

Imola

Sarà la prima “comunità energetica” costituita da aziende non solo sul territorio imolese, ma in Italia. La sta costituendo la società controllata del Con.Ami Bryo coinvolgendo alcune aziende del territorio. «Tre o quattro aziende per partire, ma ci stiamo confrontando con le associazioni di categoria per capire se ci sono altre aziende interessate – spiega Davide Gavanelli, amministratore delegato di Bryo –. Il concetto di Comunità energetica, introdotto dalla Commissione europea in questi anni, si intreccia profondamente con quelli che sono i temi dell’innovazione energetica, ma anche e soprattutto dell’innovazione territoriale che guarda allo sviluppo imprenditoriale e alla sostenibilità ambientale. L’Italia ha recepito le direttive europee e ha introdotto un regime transitorio, incentivato dal Gestore dei servizi energetici, la società del Ministero per l’energia, con un Conto energia applicato per i prossimi 20 anni, per favorire la possibilità per cittadini, imprese ed enti locali (per ora solo i Comuni) di produrre, consumare, immagazzinare e vendere energia ottenuta da fonti rinnovabili. Non è necessario che gli aderenti siano fisicamente vicini, ma devono avere la stessa cabina di bassa e media tensione che in media consente l’adesione di 10/12 soggetti con un buon consumo energetico. Ad oggi le comunità energetiche sono 7 in tutto, ma nessuna costituita solo da aziende, questa sarebbe la prima».

Autoproduzione energetica

L’obbiettivo di Bryo, che essendo già classificato come produttore di energia non potrà farne parte, masi propone come soggetto che cura progettazione, realizzazione tecnica e finanziamento del progetto, è di arrivare all’atto costitutivo della comunità, che si configurerà come una onlus, ai primi di luglio. «La comunità non può avere scopo di lucro –spiega ancora Gavanelli –, ma il suo obiettivo è quello di condividere energia prodotta da impianti di energia rinnovabile, con la possibilità che l’energia rimanente dall’autoconsumo, possa essere acquistata da qualsiasi azienda aderente che opera all’interno di quel raggio, pur non avendo un impianto fotovoltaico sul proprio tetto. Oppure l’eccedenza eventuale può essere acquistata al triplo del suo valore commerciale dal Gestore per i servizi energetiche ne può disporre».

I vantaggi

Per le aziende il tornaconto sarebbe un risparmio sui costi energetici del 15-20% circa, afferma Bryo in base al proprio studio, con la possibilità dopo due anni di acquisire l’impianto stesso. Mentre la stessa Bryo investendo qualcosa come 150/200mila euro per la creazione di almeno 3/4 impianti fotovoltaici da 50 kilowatt l’uno, oltre a generare lavoro per i propri soci (ne fanno parte oltre a Con.Ami Sacmi, Cefla e Cti) «calcola un rendimento sull’investimento di circa il 12,5%», spiega sempre l’amministratore delegato. «Ovviamente ci sono i benefici ambientali generali –spiega ancora Gavanelli – perché queste aziende soddisferebbero il proprio fabbisogno energetico senza congestionare la rete». «Il nostro obiettivo è fare una comunità energetica funzionante entro luglio 2021 anche perché ad agosto scade il regime transitorio previsto dalla legge – continua Gavanelli -. Il Recovery plan prevede circa 1 miliardo di euro per lo sviluppo e la crescita delle comunità energetiche. Il progetto pilota vede il coinvolgimento di aziende, ma nulla vieta, anzi sarebbe auspicabile, che si potesse estendere agli immobili di proprietà della pubblica amministrazione. “La nostra forza sta nel fatto che siamo in grado di offrire una parte di engineering privata di elevata professionalità, un installatore di impianti di qualità, una solidità societaria che mette al riparo da eventuali problemi di stabilità aziendale. Infine, avendo al nostro interno un socio pubblico come il Con.Ami, riusciamo a coordinare meglio tutti gli aspetti normativi. Si tratta di un sistema facilmente replicabile in tutti i territori. Noi stiamo partendo da Imola con l’intenzione di coinvolgere tutti i Comuni aderenti al noto consorzio e siamo convinti che presto avremo richieste da tutta Italia, dopo dipenderà dalle scelte aziendali che saremo in grado di fare», conclude Gavanelli.

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