Il commosso ricordo degli amici di Mattia Fiaschini

CESENATICO. Alberto, Rudy e Filippo erano anche loro a esplorare il mondo, nelle foreste del Madagascar, in quelle stesse ore in cui Mattia Fiaschini faceva la sua ultima escursione sulle Blue Mountain e precipitava giù dall'Hanging Rock. Alberto è uno dei migliori amici di Mattia. Aveva fatto con “Tia” tante scalate ed escursioni per il mondo. Il giorno dell'incidente Mattia aveva inviato delle foto ad Alberto Maraldi e al padre Rodolfo dei sentieri sui quali si era incamminato. Scattate alle 14, fuso orario dell'Australia. Alberto gli rispose due giorni dopo una volta trasferito alle Mauritius ma Mattia quella risposta non ha fatto in tempo a leggerla. Alberto e gli altri due amici hanno anticipato il ritorno in Italia.

Il ricordo dell’amico

«Mattia è una di quelle persone che lasciano il segno in chiunque ha la fortuna di conoscerlo. Io mi ritengo veramente fortunato”. Ne parla ancora al presente Alberto, come se dovessero rivedersi da un momento all'altro. «Mattia è diverso da tutti. Non è andato a lavorare a Londra come fanno in tanti, lui è andato a Maidenhead (una cittadina di 58.850 abitanti della contea del Berkshire. ndr) dove era l'unico italiano. Non andava in viaggio al mare o in grandi città, lo annoiavano troppo. Lui andava a esplorare nuovi posti. Si voleva immergere nella natura e non voleva neanche farlo sapere sui social, non gli importano queste cose». Un ricordo per sempre indelebile.

«Tia - continua Alberto -, mi ha insegnato a viaggiare e, insieme ci siamo appassionati alle montagne, siamo stati in Nepal a fare trekking, siamo stati sulle Ande e nella Cordillera Blanca e non riesco nemmeno a ricordare tutte le cime che insieme abbiamo 'conquistato'. Mattia è uno che non molla mai, uno che riesce a darti la forza di arrivare in cima anche quando la forza ti manca o crolla. Non esisteva proprio che qualcuno ci superasse per arrivare prima di noi. Non è mai successo che avessimo rinunciato a una scalata senza prima arrivare in cima, piuttosto tornavamo giù con il buio e una luce in testa a farci strada; ma l'opzione di rinunciare non ci è mai passata per la testa. Mattia è incontenibile, uno di quelli che se vuole fare una cosa la fa indipendentemente dal giudizio della gente. È anche una delle persone più intelligenti che conosco, in qualsiasi situazione riesce sempre a trovare una soluzione».

Le esperienze insieme

Il ricordo dell'amico provoca un groppo in gola, Alberto supera il silenzio e riprende: «Ne abbiamo fatte talmente tante insieme che in questo momento mi viene difficile ricordarle tutte. Abbiamo dormito nei peggiori ostelli e stanze di mezzo mondo, in tenda non so quante volte, nella foresta amazzonica sotto una pioggia che mai avevo visto prima: io in un'amaca e lui lì sotto, cercando riparo perché aveva scordato il panno per l'acqua. Abbiamo iniziato a viaggiare in Thailandia e in Cambogia, siamo stati un mese in Vietnam girandolo interamente in moto. Tremila chilometri dividendo anche lo zaino perché nella moto non c'era posto. Siamo stati con i nostri amici in Nepal, per settimane, senza aver contatto con nessuno, in mezzo alla natura più selvaggia e incontaminata, che a Mattia piaceva tanto. Siamo stati quasi 3 mesi tra Bolivia e Perù insieme al nostro amico Rudy a goderci la vita lontano da tutti. Mattia è il più grande viaggiatore che esista, senza paura di niente e con il coraggio di lasciare tutto per inseguire ciò che lo faceva star bene. In viaggio c'era qualcosa che gli mancava, la cucina di sua nonna Rosella. La sua casa era la tappa fissa dopo ogni viaggio. A me e agli altri amici ci diceva di come fosse fiero dei suoi fratelli. Riusciva a trasmettere sicurezza anche se si trovava dalla parte opposta del mondo».

Gli amici

L'Oceania, il quinto continente che gli mancava. «Mattia negli ultimi anni è stato in Australia, ha sfruttato i due anni di working holiday (il visto delle autorità rilasciato per motivi di lavoro e vacanza), non passava un giorno in cui noi non ci sentissimo, anche per scrivere solo qualcosa di divertente. Tia è pieno di amici. Penso sia stato veramente facile legare con una persona così pura e vera. Nonostante fosse quasi sempre in viaggio, quando tornava non ripartiva senza aver fatto una serata a Bologna o una mangiata tutti insieme».

Una vita piena

Il vuoto lasciato è immenso: «Mattia in 24 anni non ha avuto neanche un rimpianto, perché ha sempre fatto tutto ciò che voleva. Io in tutti questi anni non mi ricordo una sola volta di aver litigato con lui. Io sono un testardo e voglio sempre avere ragione e lui mi ha sempre appoggiato in tutto, come io d'altronde con lui. Avevamo tanti piani, tante promesse fatte che, a ripensarci ora mi straziano. Spero che Tia ci dia la forza, ne aveva abbastanza per tutti. Sono sicuro che lui vorrebbe vederci tutti insieme a brindare, con un camparino in mano. Nell'ultima scalata che abbiamo fatto insieme superammo i 6000 metri e, lui fece un post con scritto “inarrestabili”; io e Tia insieme lo eravamo davvero»

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